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Pd nel caos: congressi annullati dopo i brogli

Tutto congelato a Rovigo, Asti, Frosinone e Catanzaro. E poi c'è il caso Sicilia

Pd nel caos: congressi annullati dopo i brogli

Roma - Il climax dello psicodramma piddino è stato raggiunto a Trapani e a Siracusa, città siciliane nelle quali le opposte fazioni - cuperliani e renziani - hanno celebrato un proprio congresso eleggendo ciascuna il proprio segretario provinciale. Ma anche a Lecce, anzi per la precisione nel Capo di Leuca, il doping delle tessere è stato tale che nella sezione (pardon «circolo») di Alessano si sono presentate persone che non sapevano minimamente chi fosse Guglielmo Epifani, con sdegno dei militanti di stretta osservanza dalemiana.

Logico che il Nazareno imponesse un necessario, quanto tardivo, giro di vite annullando gli esiti di alcuni congressi. A far le spese della linea rigorista last minute sono state Frosinone, Rovigo, Asti e Catanzaro. Nel capoluogo laziale da oltre un mese i quattro contendenti si rinfacciano il ruolo poco lusinghiero di «mercanti di tessere». Come testimoniato da Virus su Rai2, l'acquisizione di nuovi iscritti in Ciociaria ha avuto derive parossistiche. E commetterebbero un errore coloro che liquidassero la vicenda come un esempio di clientelismo meridionale. Ad Asti - profondo Nord - il congresso è stato bloccato perché i candidati anti-renziani hanno accusato il seguace del sindaco fiorentino, Giorgio Ferrero, che aveva prevalso con oltre 700 voti, di aver portato ai seggi «infiltrati» albanesi. Provocando il ressentissement degli immigrati dal Pese delle aquile. Gli albanesi di Asti hanno votato per loro due connazionali, inseriti nelle liste renziane. Stesso epilogo, cioè annullamento del congresso, anche a Rovigo.
Certo, al Sud le contese sono più pittoresche. A Catanzaro il renziano Enzo Bruno si era autoproclamato segretario dopo aver ottenuto circa il 60% dei voti. La valanga di ricorsi dei concorrenti ha bloccato l'iter. A Cosenza, invece, lo sconfitto renziano, Franco Laratta, ha di fatto disconosciuto l'esito della consultazione ritirandosi ancor prima di conoscere il verdetto, denunciando «la mancanza delle condizioni di agibilità democratica». Niente a che vedere con la rissa nel circolo Vigne Nuove di Roma. Nella Capitale, però, non c'è stato nessun commissariamento.

Sono gli scherzi di un partito che da quando si è aperta la stagione congressuale ha visto gli iscritti «lievitare» dai 140mila circa del primo semestre agli oltre 600mila censiti pochi giorni fa. E quando si combatte per la vittoria (che si tratti di un circolo, di una città o di una provincia) non c'è molto da scherzare. Ecco perché il caso di Siracusa resterà nella memoria. «Noi l'abbiamo convocato in un quartiere povero, loro, i comunisti della prima ora, invece in un hotel a 4 stelle», dichiarò il sindaco renziano Garozzo all'indirizzo degli ortodossi cuperliani. Che a Enna hanno potuto contare sull'appoggio di Mirello Crisafulli, ex senatore Ds, eletto segretario provinciale con l'85% dei consensi.

Le polemiche? «I renziani mi prendono in giro perché peso 110 chili», ha chiosato l'ineffabile Mirello.

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