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Il Pd spera nel Cav assolto per fermare la corsa di Renzi

Solo la tenuta del governo Letta può impedire il voto e l'ennesima débâcle. Conflitto d'interessi, Epifani risponde a Grillo: "È giusto rivedere la legge"

Il Pd spera nel Cav assolto per fermare la corsa di Renzi

C'è uno scenario che allarma l'ala governativa del Pd, da Enrico Letta passando per Epifani, i capigruppo, Bersani e Franceschini, D'Alema e tutti coloro che non vogliono un voto ravvicinato e/o temono l'ascesa di Matteo Renzi: una sentenza della Cassazione, a fine mese, che confermi la condanna per Berlusconi.
Mezzo Pd, insomma, fa il tifo per il Cavaliere. Non per simpatia politica, ma perché le conseguenze della stangata giudiziaria sul leader del Pdl sarebbero più devastanti per loro che per il centrodestra. «Già vedo la scena, il bis di quanto accadde sull'elezione al Quirinale - rabbrividisce un esponente democrat - con i grillini, Sel, il Popolo viola e quello di Repubblica che assediano il Parlamento urlandoci di far cadere subito il governo con il Caimano condannato. E noi quanto potremmo reggere? Neppure un minuto, temo».
A quel punto una crisi di governo ed elezioni ravvicinate, con Renzi candidato premier, sarebbero inevitabili. Anche perché il sindaco di Firenze sta studiando (e smaniando) da futuro presidente del Consiglio e giovedì scorso ha perfino «debuttato» in politica estera, incontrando Angela Merkel a Berlino in gran segreto. Per questo, al Nazareno e a Palazzo Chigi si nutre la speranza che la Corte sia clemente, e tenga conto delle preoccupazioni per la «stabilità del Paese», nutrite anche al Quirinale e nella Ue. E si guarda con sollievo alle esternazioni moderate e rassicuranti dello stesso Cavaliere.
Già ora tenere insieme il partito a sostegno del governo Letta e della sua anomala maggioranza è una fatica improba. «I gruppi parlamentari sono responsabili e stringono i denti, ma ogni giorno rischiamo il cortocircuito comunicativo, con i giornali di sinistra che alimentano il malcontento della base e con ogni cavolata, tipo il rinvio di tre ore di una seduta parlamentare, che diventa il pretesto per aprire un nuovo fronte anti-larghe intese», sospira un dirigente parlamentare vicino al premier. Ieri, per dire, il povero Epifani ha dovuto passare la giornata a difendersi dagli attacchi di Grillo (nonché dei malpancisti interni), che accusa il Pd di voler «salvare ancora Berlusconi dopo vent'anni di inciucio» per via della proposta di legge Mucchetti sul conflitto di interessi, presentata mesi fa ma improvvisamente riemersa come pretesto per nuove polemiche. «La proposta non serve a Berlusconi - assicura il segretario - ma ad avere in Italia una legge europea e moderna, al posto di quella in vigore, che ha 50 anni».
Quanto al dissenso interno, Epifani minimizza: «Ho visto solo una senatrice (Puppato, ndr) che dice di non sapere, il che è strano perché il testo è sostenuto dalle firme di metà gruppo parlamentare, e Civati». Il renziano Matteo Richetti, vice presidente del gruppo, ha avuto parole dure: «Invece di fare proposte contro le pensioni d'oro o la spesa bellica facciamo leggi che sembrano cucite addosso a Berlusconi».

Dall'Emilia, dove si soffre il disagio della base anti-Cav, arriva il pressing dei segretari: «Legge elettorale entro l'estate, e poi si valuti il ritorno alle urne: del Pdl non possiamo fidarci».

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