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Il Pd tradisce pure sull'Imu. Non vuole più eliminarla

La commissione Finanze del Senato: abolire l'imposta prima dell'estate. Democrat di traverso: "No, sarebbe un errore". Intanto Saccomanni tace

Il Pd tradisce pure sull'Imu. Non vuole più eliminarla

Roma - Diceva Agatha Christie: un indizio è un indizio; due indizi sono due indizi; tre indizi sono una prova. Primo indizio: il presidente del Consiglio assicura che entro il 31 agosto verrà scritta la parola «fine» sull'Imu e sull'Iva. Secondo indizio: Matteo Colaninno, responsabile economico del Pd, dice che «l'Imu non può essere una priorità. Eliminarla sulla prima casa sarebbe un imperdonabile errore di politica economica». Terzo indizio: sull'argomento le riunioni della cabina di regia tra maggioranza e ministero dell'Economia sono state sospese.

E nel Pdl cresce il malumore misto a sospetto: la prova di Agatha Christie. Cioè, che il governo (o meglio, il ministero dell'Economia) stia puntando a presentare la riforma sulla fiscalità della casa senza concordarla con la maggioranza. Magari introdotta all'ultimo momento (fuorisacco, questo il termine tecnico) all'ordine del giorno del consiglio dei ministri di venerdì 23 agosto. Ma un assist alle posizioni del Pdl arriva dalla commissione Finanze del Senato, che chiede - al termine di un'indagine conoscitiva - l'eliminazione della rata Imu di settembre sulla prima casa.

Ma le preoccupazioni arrivano dal governo. «A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca», dice un parlamentare Pdl di prima linea. Il sospetto è accreditato dalla circostanza che il ministro dell'Economia non ha più convocato gli incontri tecnici per mettere a punto la riforma dell'Imu. La cabina di regia, insomma. In aggiunta, Colaninno ribadisce che la priorità del Pd non è l'eliminazione dell'Imu sulla prima casa, «ma quello di accantonare risorse per gli ammortizzatori sociali». Frasi che, accompagnate al silenzio di Saccomanni, fanno ribollire il Pdl. «Con simili proposte, il Pd vuol far cadere il governo Letta», commenta Maurizio Gasparri. I vertici del partito temono che il ministro dell'Economia sia più propenso ad ascoltare le richieste che vengono dal Nazareno di quelle che vengono da via dell'Umiltà. Insomma, lo vedono sbilanciato a sinistra.
Ed avvertono una contraddizione di comportamento tra quel che sostiene in tv e l'azione di governo. L'altro giorno - ricordano - ha detto che la legge di Stabilità comporterà scelte politiche. «Ma quali scelte può fare se non coinvolge la maggioranza?». Le stesse fonti dicono di confidare «nell'equilibrio» di Enrico Letta. E si augurano che la gestione della riforma della fiscalità sugli immobili non sia monopolio dell'Economia, ma coordinata con la presidenza del Consiglio e maggioranza.

Un metodo di lavoro che dovrebbe essere esteso - è l'auspicio - anche ad altri ministeri; soprattutto in vista dell'elaborazione della legge di Stabilità. Ma è l'Imu il primo e vero terreno di malumore. Anche perché passano i giorni e dall'Economia non arrivano notizie. Da qui, i sospetti che Saccomanni stia elaborando uno schema di decreto legge da presentare senza averlo concordato. In realtà, al ministero dell'Economia si starebbe lavorando non ad una proposta ma ad una sorta di compendio (un menù) di ipotesi sull'Imu, che indica gli effetti di una scelta o dell'altra. Senza sposarne alcuna.

Da qui, il silenzio del Mef ed il congelamento delle riunioni della cabina di regia.

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