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Pdl in piazza per il presidenzialismo, ma il Senato frena

Mentre il partito si mobilita, la Commissione boccia l'elezione diretta del Capo dello Stato

Pdl in piazza per il presidenzialismo, ma il Senato frena

Roma - Una maratona oratoria di tre giorni di fronte al Pantheon, per spiegare le ragioni dell’elezione diretta del capo dello Stato alla vigilia del voto in Senato, in agenda per doma­ni. Proprio quando in commissione arriva la bocciatura per 13 a 12 della riforma presiden­ziale. Non importa. La manifestazione serve appunto per tenere accesi i riflettori su quel­la che secondo gli organizzatori è la vera mi­sura «anti-Casta» visto che punta a mettere al centro del sistema politico-istituzionale la sovranità popolare. Ma anche, per molti ex An, un modo per ritrovarsi su quella che è una naturale frontiera identitaria, una batta­glia per un obiettivo che affonda le proprie ra­dici nella storia di Alleanza nazionale.

«Il successore di Napolitano sia scelto di­rettamente dai cittadini », reclamano i giova­ni­universitari del Pdl che imbracciano lo stri­scione «Sovranità popolare anche al Quirina­le ». Tra loro si mescolano diversi parlamenta­ri. Ignazio La Russa e Massimo Corsaro so­stengono che il presidenzialismo servirebbe a superare un rito della «vecchia politica», al quale sembra invece fedele «la sinistra». An­che per Maurizio Gasparri è necessario rag­giungere il traguardo dell’elezione diretta: «È una battaglia di tutto il centrodestra, lo era ai tempi di An e lo è con il Pdl. Il presidente sia scelto da tutti gli italiani».«Abbiamo un siste­ma obsoleto e l’elezione diretta del capo del­lo-Stato rappresenta una risposta all’antipoli­tica », aggiunge Giorgia Meloni. Interviene anche Laura Ravetto, per la quale si tratta di una «battaglia dal valore storico».

Stessi argo­menti scelti da Pietro Laffranco, Riccardo De Corato, Paola Frassinetti e dai leader giovani­le della Giovane Italia Marco Perissa. L’ex portavoce del movimento giovanile, Giovan­ni Donzelli, rileva: «Vogliamo poter sceglie­re il singolo parlamentare, la coalizione, il premier e il presidente della Repubblica. Non vogliamo più che il capo dello Stato sia scelto nelle segrete stanze di partito». E Mas­simo Corsaro conia un parallelismo efficace: «In un momento in cui la politica è accusata di autoreferenzialità, il presidenzialismo rap­presenta la massima rappresentazione pos­sibile di democrazia. Tutti dicono: basta ai nominati in Parlamento, con l’attuale siste­ma il presidente della Repubblica è un nomi­nato al quadrato. Pensiamo ad approvare la riforma al Senato. Poi voglio vedere chi alla Camera metterà la faccia su un voto contra­rio che priva evidentemente il corpo elettora­le della possibilità di scegliere il capo dello Stato».

Un altro che se fosse stato presente su Roma si sarebbe unito volentieri alla marato­na oratoria è Roberto Formigoni che di recen­te nel suo e­book intitolato «Il buon governo» si è scagliato contro la«barbarie dell’attua­le corsa al Quirinale» proprio mentre «l’Italia è matura per il presidenzialismo», che sa­rebbe anche la via giusta: al­trimenti «meglio rieleggere Napolitano». Sconfitti in commissione, la battaglia si svilupperà in aula. Anche per questo in un vertice serale a Palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi, La Russa e Ga­sparri hanno chiesto a tutti i dirigenti di sensi­bilizzare i gruppi e di assicurare la massima presenza in aula.

Gli ex An vorrebbero anche chiudere definitivamente la partita delle pri­marie, in modo da blindare la leadership di Angelino Alfano. L’obiettivo è fissare la data del 30 settembre- ipotesi considerata da mol­ti ad alto rischio di débâcle perché troppo vici­na­ mettendo subito in moto la macchina or­ganizzativa. Nessun pericolo, invece, di ag­guati parlamentari all’esecutivo.

«Noi soste­niamo il premier» dice La Russa, chiudendo con una battuta «a patto che lui non sostenga più l’Italia sui campi di calcio».

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