Politica

Caro Angelino, begli alleati che ti sei scelto

Il Paese è in ginocchio da parecchio tempo e il governo inanella figuracce. Ma al peggio non c'è mai fine

Il vicepremier Angelino Alfano
Il vicepremier Angelino Alfano

Di fronte agli accadimenti degli ultimi giorni, anche il cronista politico più scafato, e avvezzo a narrare le peggiori storie del Palazzo, è in difficoltà perfino a scegliere le parole meno amare. Il Paese è in ginocchio da parecchio tempo e il governo, che avrebbe dovuto gestire l'uscita dall'emergenza, si è rivelato incapace di intendere e di volere. Agisce a capocchia. Pasticcia sulle tasse, tant'è che gli italiani non sanno ancora quanto e quando devono pagare. Assume iniziative grottesche a riguardo degli insegnanti, cui chiede rimborsi assurdi, salvo pentirsene subito dopo, coprendosi di ridicolo. In sintesi: inanella una figuraccia appresso all'altra.

Il ministro Fabrizio Saccomanni, cooptato nell'esecutivo quale tecnico ed esperto di conti nonché di bilanci, in realtà sembra un dilettante allo sbaraglio, e i suoi colleghi, invece di parargli le terga, lo prendono a calci nel sedere come se fosse un fastidioso intruso. Il premier, cui erano state attribuite doti speciali di manovratore accorto, dà l'impressione di essere nel marasma totale e di non sapere a quale santo votarsi. Un minimo di dignità, anche personale, che sicuramente non gli manca, dovrebbe indurlo a dimettersi non solo da Palazzo Chigi, ma pure dal Parlamento.

Si è invocato tanto l'avvento dei quarantenni in sostituzione dei vecchi barbogi e ora, davanti alle loro opere, modeste per non dire scandalose, financo i progressisti più spinti rimpiangono i bei tempi andati (che non ci sono mai stati) e sperano in un ritorno al passato remoto. Alcune settimane orsono gran parte della sinistra brindò alla vittoria di Matteo Renzi: finalmente qualcosa si muove in avanti, il Pd risorgerà e conquisterà consensi su tutto il fronte, di qua e di là. Che emozione, dicevano ebbri di gioia i compagni, arriva il cambiamento.

In effetti il cambiamento è arrivato: si viaggia veloci verso il fondo del burrone. Riassumo. Il nuovo segretario democratico si rifiuta di incontrare Enrico Letta. Motivo: «Prima devo consultare la mia segreteria». Giusto. Intanto, però, egli presenta una sorta di programma alternativo a quello del presidente del Consiglio, cosicché viene da pensare che si prepari a sostituirlo al vertice del governo. L'ipotesi, per quanto improbabile, vola di bocca in bocca e prende corpo. Un autorevole esponente del Pd giura che Saccomanni è sul punto di togliere il disturbo, non essendo all'altezza del ruolo ricoperto. Non l'avesse mai detto. Cinque minuti più tardi, il portavoce della segreteria smentisce: Saccomanni è in sella. Fin quando? Non si sa.

Tuttavia si sa che Letta, il nipote, è come le farfalle, le quali campano un giorno solo e alle sei di sera ne hanno già le palle piene, siano o no di acciaio. In altri termini più cortesi: al premier ballano i cerchioni da qualche mese e adesso i bulloni non reggono più. È cominciato il conto alla rovescia. Quando Enrico tirerà le cuoia? È già spirato. Si tratta soltanto di stabilire la data del funerale.

Occhio, però: a volte le agonie sono lunghe e tormentate. Bisognerebbe trovare un medico pietoso che praticasse un'iniezione per alleviare le sofferenze dell'augusto infermo. E fategliela, 'sta puntura. L'unica che prega affinché l'esecutivo si salvi miracolosamente è madame Nunzia De Girolamo, ministro delle Politiche agricole inconsapevole di esserlo, la quale teme che le sue telefonate malandrine possano provocare un altro decesso: il proprio. Intercettazioni imbarazzanti da cui si evince che la signora brigava, eccome se brigava, pro domo sua.

Il quadretto è già abbastanza fosco. Se poi ci aggiungi il bozzetto di Angelino Alfano tracciato dalla Repubblica c'è da inorridire. Il ministro dell'Interno e vicepresidente del Consiglio avrebbe detto alcune bugie sul famoso o famigerato caso Kazakistan, fra cui la seguente: non sono stato informato della vicenda di Ablyazov e non sapevo nulla della moglie e della figlia di costui, in procinto di essere rispedite in patria. Secondo il giornale fondato da Eugenio Scalfari, viceversa, l'ex delfino di Berlusconi sarebbe stato a conoscenza di tutto e, nonostante ciò, non avrebbe mosso un dito per risolvere il problema. Di qui l'intenzione del Pd di chiedere un voto di sfiducia nei confronti del titolare del Viminale. Se si considera che Alfano è rimasto nella maggioranza accanto ai democratici, viene spontaneo commentare: begli amici e alleati ti sei scelto, caro Angelino dei nostri stivali.

Il bordello si completa con l'atteggiamento di Scelta civica: i montiani o ex montiani - chi ci capisce è bravo - sono furibondi con il governo, che minacciano di abbandonare, per via di come è stata amministrata la tassazione sulla casa, e anche sul resto. Non si possono fare previsioni, tranne che una: arriveranno presto i becchini a sotterrare le vergogne.

Pax.

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