Politica

Perché il Pd vuole riformare la Carta ma non i capitoli sulla magistratura?

Il Pdl allarga le maglie delle riforme e apre alla possibilità di intervenire anche sulla giustizia. Bernini: "Se si riformano i poteri dello Stato, si intervenga su pesi e contrappesi"

Niente da fare. Al Pd, la giustizia, piace così com'è: infarcita di aberrazioni, libera di sbagliare quanto vuole tanto a pagare non sono mai i giudici e, soprattutto, violenta, di una violenza che abusa della custodia cuatelare, che fagocita le pagine dei quotidiani per avere un posto sotto il sole e che si fa scudo delle sentenze per colpire politicamente gli avversari. Proprio per questo, non appena sentono parlare di riforma della magistratura, ecco che i democratici pestano i piedi e chiudono ogni spiraglio di dialogo. Il Pdl non ci sta e si batte per allarga le maglie delle riforme costituzionali con un emendamento Pdl presentato, al Senato, al ddl costituzionale che istituisce il Comitato per le riforme: si chiede di intervenire anche sul titolo IV della seconda parte della Costituzione, quello che riguarda la magistratura.

Il disegno di legge del governo esclude il titolo IV della parte II, che disciplina gli organi giurisdizionali, dalle riforme. Ma il Pdl con l’emendamento 2.12 a prima firma Donato Bruno fa piazza pulita delle limitazioni. "Non vogliamo fare la riforma della giustizia o la separazione delle carriere - ha spiegato la senatrice pdl Anna Maria Bernini - ma se si riformano gli altri poteri dello Stato, si deve poter intervenire su pesi e contrappesi". Ma il Pd non ne vuole proprio sentir parlare. "Il capitolo giustizia non deve essere incluso tra le riforme costituzionali di cui il parlamento ha iniziato a discutere", ha sbottato il presidente dei senatori piddì Luigi Zanda attaccando pesantemente l'emendamento che modifica le competenze del Comitato dei 40, l’organo bicamerale che dovrà scrivere le riforme costituzionali. La modifica al ddl del governo, firmata da tutti i membri del Pdl in commissione Giustizia a Palazzo Madama, non è certo di poco conto se si considera che dà al Comitato dei 40 la possibilità di intervenire in via diretta sia sul titolo VI della Carta, che disciplina la Corte costituzionale e il meccanismo della revisione costituzionale, sia, soprattutto, sul titolo IV che regolamente la magistratura e l’ordinamento giurisdizionale. Un tema molto delicato e al centro di anni di battaglie parlamentari, che il governo aveva deciso di escludere dal testo del ddl per non creare frizioni nella maggioranza e per "sminare" il percorso delle riforme da un possibile grande ostacolo.

L’emendamento del Pdl potrebbe fare saltare il patto di maggioranza siglato nella mozione parlamentare che ha dato il via al ddl del governo. In quel testo, firmato anche dai capigruppo pidiellini Renato Brunetta e Renato Schifani, è scritto esplicitamente che il Comitato interviene sui "titoli I, II, III e V della Costituzione". Non il IV. "D’altra parte il ddl che la commissione Affari costituzionali del Senato sta esaminando è stato approvato dal Consiglio dei ministri - ha chiosato Zanda - quindi alla presenza del segretario del Pdl Angelino Alfano". Tuttavia, i continui agguati giudiziari messi a segno da una magistratura fortemente ideologizzata e politicizzata rendono sempre più necessarie misure che ridiano dignità alla giustizia. "Ben prima della condanna ingiustissima di Berlusconi abbiamo espresso in commissione la convinzione che non si possa modificare l’impatto delle riforme a soli quattro titoli della parte seconda della Costituzione - ha spiegato la Bernini - perché se si decide che cambiano i poteri del presidente della Repubblica, si deve intervenire su tutti i pesi e contrappesi". E quindi, ad esempio, modificare il potere di nomina dei giudici costituzionali da parte del capo dello Stato.

"Capisco tutte le interpretazioni - ha quindi concluso la senatrice del Pdl - ma il nostro non è un blitz".

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