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Perfino l'Europa apre le porte agli anti-euro

Sta finalmente cadendo il primo tabù: adesso Bruxelles scopre che la moneta unica è malata

Perfino l'Europa apre le porte agli anti-euro

Sono passati due anni e mezzo da quell'agosto del 2011 in cui per la prima volta sulle pagine del Giornale denunciai la «questione euro». Da allora tutto è andato purtroppo esattamente come previsto: bene per la Germania, malissimo per gli altri Stati dell'Europeriferia. In Italia poi il dibattito è stato sistematicamente negato, sviato, nascosto. Quando in Parlamento si votò per approvare i disastrosi «fondi salvastati» e «fiscal compact» i principali quotidiani titolarono su Ruby o sul caldo (era luglio). La voce degli economisti che denunciavano le colpe europee fu zittita dalla cappa di omertà stesa dal sostegno compatto che i media riservarono a Monti.

Adesso però il monte di bugie, di fallimenti e di danni è troppo alto per essere ancora nascosto dal tappeto e oggi succederà quello che solo poco tempo fa era impensabile: grazie all'invito di Magdi Cristiano Allam le ragioni di quei pochi che in Italia hanno continuato ad informare e denunciare la vera causa della crisi verranno dette direttamente nelle stanze del Parlamento europeo a Bruxelles. Il nostro lavoro di informazione è stato continuo e difficilissimo: oltre agli spazi coraggiosamente concessi da il Giornale e da pochi altri quotidiani e talk show televisivi abbiamo dovuto usare intensamente canali indipendenti come i forum e i social network, ma alla fine il messaggio è passato. Il professor Alberto Bagnai, anche lui con me oggi a Bruxelles insieme ad Antonio Maria Rinaldi, ha persino reso il suo blog un'«aula virtuale» formando migliaia di persone, in molti casi a digiuno di economia, e dimostrando, numeri alla mano, cosa stava davvero succedendo nell'Eurogabbia.
La verità è semplice da spiegare. La crisi della nostra democrazia dove i governi e le politiche sono imposte dall'alto lasciandoci accapigliare per le briciole è ormai sotto gli occhi di tutti. Noi oggi a Bruxelles spiegheremo che la disoccupazione è figlia inevitabile di una moneta troppo forte per un'economia debole e che non è in grado di reagire agli shock con tutti gli strumenti che invece i Paesi a normale sovranità monetaria possono utilizzare. Diremo che l'austerità e le tasse sono state imposte per abbattere deliberatamente il mercato interno pareggiando così la bilancia commerciale. Denunceremo che, mentre il nostro governino si contorce per trovare duecento milioni per eliminare l'ultimo pezzo di Imu, sono stati trovati, senza colpo ferire, senza dibattito e senza informazione, cinquantamila milioni da destinarsi a prestiti con cui altri Paesi hanno ripagato debiti che non avevano con noi. Racconteremo come le regole che impongono il pareggio di bilancio siano in aperta violazione dei trattati fondativi dell'Unione e proveremo a delineare prospettive e regole che sarà bene seguire quando si arriverà alla ricostruzione.
Cercheremo di evidenziare alcune (tutte è impossibile) delle grandi bugie che sono state riversate costantemente sui cittadini approfittando dei sensi di colpa degli italiani per dei difetti che indubbiamente ci sono ma che non sono causa diretta dell'attuale disastro. Dimostreremo che la colpa non è del debito pubblico, che non siamo diventati improvvisamente improduttivi, ma che siamo inevitabilmente andati fuori mercato per l'impossibilità di aggiustare le differenti velocità delle economie, che l'unica strada che ci viene offerta è quella del forte taglio dei salari imposto con l'arma della disoccupazione quando invece bisognerebbe essere messi in condizione di poter fare l'opposto. Spiegheremo perché le paure dei disastri che accadranno quando si uscirà dall'euro sono fantasie prive di fondamento e che il disastro vero è quanto è già successo e sta succedendo. Il Partito unico dell'euro ha i giorni contati: i partiti tradizionali non potranno più ignorare le questioni vere. La Lega, con la nuova leadership di Matteo Salvini, si dichiarerà apertamente per l'uscita dall'euro; Grillo, spinto dalla base, ha riproposto la questione (se pur con lo strumento impraticabile del referendum), Fratelli d'Italia assume posizioni sempre più critiche e inevitabilmente altre forze, da sinistra a destra, a partire da Forza Italia, dovranno presto confrontarsi con la questione euro.
Non si può essere di sinistra e sostenere uno strumento che crea disoccupazione, non si può essere liberisti e vincolarsi mani e piedi. La scelta di campo sarà fra chi vuole mantenere questo sistema e chi vorrà ritornare libero. L'informazione è la chiave.

Da oggi anche a Bruxelles non si potrà più fare finta di non sapere.
Twitter: @borghi_claudio

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