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Pisapia fa dietrofront Adesso gli sta bene lo striscione pro marò

"Non penso che il poster vada tolto", dice il sindaco di Milano dopo i tentativi di censurarlo. E promette di risolvere lui il caso dei soldati

Pisapia fa dietrofront Adesso gli sta bene  lo striscione pro marò

Milano - «Salviamo i nostri marò». Non come dovrebbe e sarebbe giu­­sto sulla facciata del Comune, la ca­sa di tutti i milanesi, ma in Galleria. Però lo striscione è ancora lì,a pen­zolare­dalle finestre dell’ufficio del­l’ex vicesindaco Riccardo De Cora­to, nel cuore di Milano e per chiede­re al mondo di non abbandonare i soldati italiani illegittimamente imprigionati in India. E in tanti ieri l’hanno fotografato, milanesi e tu­risti. Tanto che adesso anche il sin­daco Giuliano Pisapia sembra co­minciare a ripensarci. «Non penso che quello striscione vada tolto», ha detto ieri, finalmente persuaso che i marò del San Marco Massimi­lano Latorre e Salvatore Girone meritino anche la sua attenzione.

«Penso invece- aggiunge Pisapia­che lun­edì se ne discuterà in consi­glio comunale e spero sarà una di­scussione costruttiva». Poi antici­pa il suo incontro di oggi con il con­sole indiano Sanjay Kumar Ver­ma. «E questo sì è un segnale forte­ha spiegato, allargandosi magari un po’ - Darò anche delle idee per come aiutare Italia e India a risolve­re un problema che tocca tutti e due i Paesi». La promessa un inter­vento risolutore, lì dove al momen­to hanno fallito Capo dello Stato, ministri e diplomazia.

«È ora di passare dagli striscioni ai fatti», ha mostrato finalmente un imprevisto interventismo. E probabilmente non folgorato dal fascino della divisa, ma piuttosto dall’iniziativa promossa venerdì dal Pdl con l’ex ministro Ignazio La Russa, l’ex sottosegretario Da­niela Santanché e i coordinatori Mario Mantovani e Giulio Gallera che, dopo aver portato lo striscio­ne lungo tutto corso Vittorio Ema­nuele, lo hanno appeso nel salotto buono della città. A pochi passi da quel Comune su cui sono state af­fisse tutte le possibili richieste di li­berazione. Ma non ancora quella dei nostri due marò. Proprio quel Comune da cui sempre venerdì è partito quell’assurdo ordine ai vigi­li che, in ossequio a un’ottusa lettu­ra del regolamento che vieta di esporre qualsivoglia striscione o cartello su un immobile comunale senza la necessaria autorizzazio­ne del consiglio, hanno immedia­tamente cercato di rimuoverlo.

«Questo è l’ufficio di un parlamen­tare - si è opposto con tutta la sua stazza De Cora­to - e voi non potete entrare». Con gra­duato e «ghisa» semplice a desi­stere, masenzari­sparmiare il ver­bale all’ex vicesin­daco. Ieri la marcia indietro del sindaco. «Pisapia - attacca De Corato­dopo aver fatto l’indiano per gior­ni, ora parla di fatti. Non fosse una vicenda estremamente seria, ci sa­rebbe da ridere. Se fosse stato per lui e per la sua sgangherata maggio­ranza, non avrebbero fatto nulla».

Domani consiglio comunale con la sinistra che si troverà a do­ver votare la mozione che chiede di esporre sulla facciata del Comu­ne uno striscione ufficiale. E la ca­pogruppo del Pd Carmela Rozza a dover fare i conti con la sinistra più estrema che pretenderà di far scri­vere «restituire» e non «liberare» i due militari italiani. Perché, ha spiegato il consigliere «vendolia­no » Luca Gibillini, «le vere vittime sono i due indiani». Ma il Pdl rilan­cia. Per la Russa, «quando oramai la pazienza dei milanesi stava per finire, quantomeno Pisapia ha de­ciso di non far rimuovere il nostro manifesto. Meglio tardi che mai!». E la Santanché propone una mobi­litazione generale.

«Vogliamo coinvolgere tutti i cittadini: tutti ab­biamo a disposizione una finestra o un balcone».

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