Economia

Il premier scopre l'Europa che sa solo bacchettarci

Doccia fredda dalla Bce: "Non c'è stato alcun progresso nella riduzione del deficit". La Commissione: riforme ok, ma con i conti in ordine. Renzi insiste: basta vincoli

Il premier scopre l'Europa che sa solo bacchettarci

A poche ore dalla rutilante presentazione del piano economico della «svolta», Matteo Renzi e le autorità europee incominciano a incrociare le spade. La Banca centrale europea guidata da Mario Draghi avverte che l'Italia «non ha fatto tangibili progressi nella riduzione del deficit». E la commissione di Bruxelles, pur accogliendo «con favore» le riforme annunciate dal governo italiano, specie quella sul lavoro, sottolinea l'importanza di rispettare il patto di stabilità. Fendenti ai quali il premier risponde da politico: «L'Italia rispetta tutti gli impegni europei, ma il più grande impegno è di far tornare l'Europa vicina ai cittadini. L'Europa dev'essere quella dei popoli, non solo quella dei vincoli».
Scaramucce iniziali, forse. Ma che servono a far capire quanto il percorso disegnato da Renzi sia terribilmente complicato. Il presidente del Consiglio affronta i primi passi con spavalderia, precisando che l'Italia vuole tenere i conti a posto «non perché ce lo chiedono gli altri capi di governo, ma per la dignità dei nostri figli». Entro pochi giorni il governo dovrà presentare il Documento di economia e finanza (il Def) che sarà scrutato al microscopio in Europa. Così come il piano delle riforme, da consegnare a Bruxelles entro la primavera. La domanda è: all'Italia saranno concessi sconti?
A Francoforte, e soprattutto nella triste sede della Bce in Kaiserstrasse, le apparizioni televisive di Renzi non fanno molta impressione. E così - sarà un caso - nel bollettino pubblicato a poche ore dalla presentazione della Svolta buona, la Banca centrale europea ricorda freddamente che fino a ora «l'Italia non ha fatto tangibili progressi» rispetto alle richieste della Commissione Ue di ridurre il deficit pubblico. Nel 2013 è rimasto al 3% contro il 2,6% che l'Europa aveva raccomandato. Dunque, Roma deve fare «i passi necessari per il rientro del deficit e per assicurare al debito pubblico una traiettoria discendente».
Se la Bce fa capire chiaramente che non apprezza l'idea di finanziare in deficit gli sconti fiscali ai lavoratori dipendenti, la Commissione Ue è più diplomatica. Bruxelles accoglie «con favore» le riforme annunciate dal governo italiano, e le valuterà con attenzione non appena avrà a disposizione i testi di legge. Ma allo stesso tempo, il portavoce del commissario all'economia Olli Rehn ricorda «l'importanza di rispettare le regole del patto di stabilità, cioè il pareggio di bilancio in termini strutturali e l'essere in regola con le norme sul debito».
Il ministro dell'Economia, Padoan, si affretta a precisare che il bollettino Bce è una pubblicazione mensile programmata, datata 2 marzo, dunque «non è una risposta» agli annunci del premier. L'Italia chiede la possibilità di uno «scostamento temporaneo» nel rapporto deficit-Pi, una «flessibilità transitoria limitata al 2014» perché dall'anno prossimo entreranno a regime i tagli della spending review. Con la Bce e con la Commissione, si legge ancora nella nota del Tesoro, «ci sarà modo di confrontarci e di illustrare le strategie di medio periodo».
Intanto Renzi dovrà incominciare a confrontarsi con Francia e Germania.

Domani l'incontro con Hollande all'Eliseo, mentre Angela Merkel l'attende lunedì a Berlino.

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