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Primo Capodanno da precari: la festa più amara della Casta

Dopo anni in Parlamento, tra ospitate tv, auto blu e benefit non è facile rassegnarsi all'eventualità concreta di restare fuori. Da destra a sinistra sono in tanti a tremare

Primo Capodanno da precari: la festa più amara della Casta

Il tappo dello champagne ha fatto flop. Brutto presagio per il nascente 2013. Anziché uscire come un proiettile dal collo della bottiglia, è ricaduto sul tavolo. Per loro, per i veterani della casta, l'anno che è appena venuto rischia di essere quello dell'addio.

Addio al seggio. Addio alla politica che conta. Addio al potere decisionale, quello legislativo secondo «la più bella del mondo», affidato a deputati e senatori di Montecitorio e Palazzo Madama. Che malinconia. Tutti o quasi festeggiano, loro no. È un Capodanno di incertezza. Di precarietà. Dopo anni di comando, di commissioni parlamentari, di ospitate tv, di auto blu e super-benefit non è facile prepararsi alla concretissima possibilità di restare fuori. Ipotesi spietata.

«Cosa vuole che le dica... Mi metterò a fare un altro lavoro», ha confidato Lorenzo Cesa a Fabrizio Roncone del Corriere della Sera. Labbra contratte. Un brivido sulla schiena. Segretario dell'Udc dal 2005, Cesa ha sulle spalle una condanna, poi prescritta, per tangenti ai tempi di quando era portaborse di Gianni Prandini, anno 1993.

Casini lo vorrebbe a tutti i costi, ma non si sa cosa deciderà Enrico Bondi, scelto da Monti a vigilare sulle candidature per dare un segnale di novità e rottura con il passato. Ho incontrato Monti, ha detto Cesa, e «una persona corretta come lui, se davvero avesse avuto qualcosa da dirmi, me l'avrebbe detta». Chissà. A sinistra hanno fatto le primarie e ora le parlamentarie con tanto di deroghe per i dieci piccoli indiani, da Franco Marini (78 anni) a Rosy Bindi, Giuseppe Fioroni e Anna Finocchiaro, in Parlamento da una ventina d'anni. Almeno per il Pd, la scelta peggiore, ovvero l'accanimento terapeutico sui malati terminali della casta, ha eliminato il dubbio. Altrove il virus dell'incertezza e dell'ansia si è inoculato nell'organismo di partiti e partitini.
A fotografare questo stato d'animo ci ha pensato su Twitter @nomfup, il microblog più attento alle cose della politica che ha simulato una sorta di spietato casting della lista Bondi. Tipo: «Ah, a lei Bocconi fa venire in mente il cibo? Avanti il prossimo». Oppure: «Come dice, I have a dream? No, guardi, preferiamo solide realtà. Il prossimo...». Nel centrodestra Berlusconi ha annunciato più volte drastiche selezioni tra i rappresentanti di lungo corso. Tanto più tra coloro che avevano mostrato disponibilità verso Monti. Ma Giorgio Stracquadanio garantisce: noi ci saremo di sicuro, tanto più che il Pdl dopo le elezioni rischia di sparire. Da quelle parti si sta come d'autunno sugli alberi le foglie. Esposti al vento e alla possibilità che arrivi un Denis Verdini a tagliar teste con la falce come il Flavio Briatore di The Apprentice: «Sei fuori!».

E che dire del brusco ridimensionamento di tante liste che uscirà dallo spoglio elettorale? Qualcuno paventa un calo di un centinaio di deputati del Pdl. Cosa resterà dell'Idv? Che ne sarà di Di Pietro, sempre più subalterno ad altri magistrati duri e puri. Gli arancioni di Ingroia raggiungeranno il quorum? E cosa succederà in area leghista? Bossi ha manifestato la volontà di ripresentarsi. Ma, consenso di Maroni a parte, siamo proprio sicuri che il Senatùr otterrà i consensi per tornare a Palazzo Madama? Per sedere ancora a Montecitorio Gianfranco Fini si è detto pronto a candidarsi nella lista di Casini, ombrello di molti a rischio candidabilità. Secondo i bene informati, Fini vorrebbe trascinare con sé nell'Udc solo tre o quattro fedelissimi tra i quali sembra non ci sia Italo Bocchino. Lei non teme che... «Non temo proprio niente!», ha replicato lui.

Ma quanto vento tira tra quei rami.

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