Politica

Il Cav gela i montiani Pdl: "Se vinciamo addio Imu"

Silvio: "Monti ha già scelto, ma da solo, ma da solo non supera il 10%. Resto io il candidato". E ai big lombardi: chi è contro l'intesa con la Lega si assuma la responsabilità

Barbara D'Urso intervista l'ex premier Silvio Berlusconi a "Domenica Live"
Barbara D'Urso intervista l'ex premier Silvio Berlusconi a "Domenica Live"

Finisce così. Con Berlusconi che va in diretta a Domenica Live e chiude qualunque discussione - mai ci fosse stata - sulla portata dello strappo consumatosi in mattinata al Teatro Olimpico di Roma. Un appuntamento che un po' aveva preoccupato il Cavaliere, tanto che sabato ad Arcore l'intervento che doveva pronunciare a Roma Alfano è stato limato con cura.
Invece, al netto dell'ex premier, il correntone filomontiano del Pdl parte malissimo se pure prime file come Frattini o Mauro non sono particolarmente soddisfatti della giornata. Doveva essere la consacrazione della leadership di Monti, è finito per essere un «vorrei ma non posso» che rispetto al Professore ha solo messo in difficoltà chi nel Pdl in questi giorni si è tanto speso a favore dello strappo del Ppe consumatosi giovedì scorso a Bruxelles. D'altra parte, uno come Tajani - numero due della Commissione Ue e pure vicepresidente del Ppe - qualche giorno fa l'aveva butta lì: inutile fare i filosofi perché in Italia Berlusconi i voti continua ad averli. Così, finisce che chi voleva affondare il colpo al Cavaliere preferisce ritirarsi in buon ordine che non si sa mai come va a finire. «Monti ha già deciso cosa fare, ma - confida ai suoi l'ex premier - da solo non andrà oltre il 10%». La sensazione di berlusconi, insomma, è che il Professore non accetterà l'invito e al massimo si limiterà ad appoggiare il centro di Casini, Montezemolo e Fini.
Così Berlusconi prende la palla al balzo e si prensenta a Canale5 per una tirata che apre di fatto la campagna elettorale. «L'Imu è una patrimoniale sulla casa che va assolutamente abolita», affonda il colpo. «È il secondo punto del programma - aggiunge - mentre il primo è la diminuzione della pressione fiscale per ottenere un aumento del Pil». Un Cavaliere a 360 gradi, dalla politica alla giustizia passando per famiglia e vita privata. È chiaro che Berlusconi si considera in prima linea più che mai. Con buona pace delle aperture a Monti che per il momento non hanno ottenuto alcuna risposta, se non un «Buon Natale» che l'avesse rifilato il Cavaliere ai giornalisti sarebbe diventato argomento di dibattito per settimane con l'accusa di lesa maestà alla libertà di stampa.
Mandato in fuori gioco l'appuntamento del Teatro Olimpico - con una certa soddisfazione di quanti hanno preferito declinare l'invito, tipo Fitto - Berlusconi si concentra sulla partita della Lombardia. Questa mattina vedrà Maroni, ma l'approccio è chiaro: se il Carroccio vuole l'apparentamento sarà sia in regione che sul nazionale e senza porre condizioni. Altrimenti «arrivederci e grazie». D'altra parte, si sfogava qualche giorno fa Berlusconi in privato, «in questi anni la Lombardia non l'abbiamo mai governata noi ma è sempre stata nelle mani di Cl». Un ex premier che resta scettico sulla candidatura Albertini. Non che il Cavaliere non abbia stima per l'ex sindaco di Milano, solo che trova la partita perdente a prescindere. O sul Pirellone si fa l'accordo con la Lega oppure si gioca per perdere. E se davvero Formigoni e o il Carroccio dovessero mettersi di traverso Berlusconi è pronto a sfilarsi: «Vedetevela voi». Con il Pdl del Piemonte che si dice pronto a far saltare il governatore leghista Cota e il Pdl veneto che minaccia di fare lo stesso con Zaia.

Il punto è che se non si chiude alcun accordo il Cavaliere sarebbe il primo a farsi da parte «perché è giusto che ognuno si assuma le responsabilità delle sue scelte».

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