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Punito dalla sua Cassazione: Esposito finisce sotto accusa

Il pg della Suprema corte dispone l'incolpazione del giudice che svelò i motivi della condanna del Cav e avvia l'azione disciplinare: ha violato la riservatezza e i doveri del magistrato

Punito dalla sua Cassazione: Esposito finisce sotto accusa

Roma - Ha sbagliato tre volte il giudice Antonio Esposito, nell'intervista al Mattino rilasciata il 6 agosto, pochi giorni dopo aver pronunciato il verdetto definitivo di condanna per frode fiscale di Silvio Berlusconi e prima del deposito delle motivazioni della sentenza.
Il procuratore generale della Cassazione, Gianfranco Ciani, apre l'azione disciplinare contro il troppo loquace presidente della sezione feriale della Suprema Corte, che quest'estate ha messo la parola fine al processo Mediaset. E, come rivela Il Messaggero, dopo aver avvertito il Csm, invia al giudice l' «atto di incolpazione» che corrisponde all'avviso di garanzia e contiene i «reati» contestati, in questo caso illeciti disciplinari.
Tre violazioni, appunto: per aver infranto il dovere di riservatezza del magistrato; per aver reso pubbliche dichiarazioni o interviste che riguardano «soggetti a qualsivoglia titolo coinvolti negli affari in corso di trattazione, ovvero trattati e non definiti» e per aver violato la disposizione interna alla Cassazione (e in genere agli uffici giudiziari) per cui a tenere i rapporti con la stampa deve essere un funzionario addetto a questo.
L'azione disciplinare è stata in qualche modo sollecitata dallo stesso palazzo de' Marescialli, che solo la scorsa settimana ha archiviato la pratica di trasferimento d'ufficio di Esposito per incompatibilità ambientale e funzionale, senza assolverlo ma anzi duramente criticandolo e proprio perché riconosceva nel suo comportamento quei profili disciplinari che ora vengono formalizzati come accuse dal Pg della Cassazione, conclusa la preistruttoria.
Inizia così il procedimento vero e proprio, regolato dalle norme del codice di procedura penale, che potrà portare il magistrato ad un processo di fronte al Csm. Siamo nella fase delle indagini, per accertare i fatti e ascoltare gli interessati, a cominciare da Esposito che potrà essere difeso da un collega magistrato o da un avvocato.
Quest'estate è stata già acquisita dall'accusa la registrazione integrale dei 34 minuti della clamorosa intervista telefonica ad Antonio Manzo, che il quotidiano pubblicò con il titolo: «Berlusconi condannato perché sapeva, non perché non poteva non sapere». Quella conversazione, sospettarono in molti, rivelava il ragionamento fatto nel segreto della camera di consiglio per arrivare alla condanna a 4 anni dell'ex-premier. Subito dopo scoppiarono le polemiche politiche, protestarono i legali di Berlusconi e molte critiche vennero anche da altri magistrati. Lo stesso primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce (membro del Csm) bollò come «inopportuna» l'intervista. Lui smentì, ma l'audio diffuso dal Mattino lo inchiodò alle sue responsabilità.
In sostanza, ora Esposito viene accusato di aver violato le norme di riservatezza imposte ad ogni magistrato e sulle quali lo stesso capo dello Stato, che presiede il Csm, ha spesso insistito; di aver rivelato particolari di un procedimento ancora non concluso che riguardavano protagonisti del processo, accusati o testimoni e di aver avuto rapporti diretti con i mass media, mentre in Cassazione c'è un portavoce ufficiale per questo.
Alla fine delle indagini, il Pg Ciani farà le richieste conclusive al Csm: rinvio a giudizio o archiviazione. Nel primo caso, la sezione disciplinare dell'organo di autogoverno della magistratura sarà il tribunale collegiale che giudicherà Esposito. E il magistrato (che non è nuovo a procedimenti del genere), si troverà sul banco degli imputati.

Lui, che per la delicatezza del suo ruolo in un processo dalle pesanti conseguenze politiche, doveva essere la toga più specchiata d'Italia.

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