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Pur di salire sul carro di Renzi, Di Pietro rinnega se stesso: "Fa bene a incontrare il Cav"

Ce lo ricordavamo battagliero, agguerrito più che mai, sempre col dito puntato a urlare contro Berlusconi. Adesso l'ex toga è diventata un agnellino

Pur di salire sul carro di Renzi, Di Pietro rinnega se stesso: "Fa bene a incontrare il Cav"

Ce lo ricordavamo battagliero, agguerrito più che mai, sempre col dito puntato a urlare contro Silvio Berlusconi, sempre pronto a presentare esposti erga omnes. Ma a guardarlo adesso, Antonio Di Pietro sembra un agnellino. Quando il mese scorso si presentò al seggio del Pd in Molise per votare Renzi alle primarie, lo cacciarono: "Spiacenti, Di Pietro, l'avevamo avvisata, lei non può votare". Ci saremmo attesi esposti, denunce, improperi e chi più ne ha più ne metta. Invece, niente. Il presidente Idv se ne andò mesto mesto, sperando - invano - che la sua ultima trovata avesse una eco mediatica. L'importante però era certificare il suo cambio di fronte, il suo appoggio al sindaco di Firenze. E probabilmente è per questo motivo che oggi, mentre le opposizioni, storicamente più blande rispetto alla sua, minacciano di far scoppiare il pandemonio in vista dell'incontro tra Renzi e il Cavaliere nella sede del Partito Democratico, lui appoggia questo "compromesso storico". "Matteo Renzi fa bene a incontrare oggi pomeriggio Silvio Berlusconi per parlare della riforma elettorale. Non capisco perché contestano il fatto che il segretario nazionale del Pd incontri il leader dell’opposizione. Quando è stato approvato il Porcellum l’allora maggioranza non ha ascoltato le minoranze. Se deve essere un provvedimento condiviso da un’ampia maggioranza parlamentare è giusto che sia così. Perché le regole del gioco si fanno insieme. L’importante è che si arrivi presto a una nuova legge elettorale per andare subito alle elezioni e mettere fine a questi ultimi governi contro natura". Incredibile, ma vero. Lui che fino a qualche mese fa lottava strenuamente affinché Berlusconi venisse dichiarato ineleggibile (Di Pietro ha presentato financo un esposto al presidente del Senato Pietro Grasso), lui la cui unica ossessione politica è stata quella di far fuori il leader di Forza Italia (in tre anni ha presentato otto esposti contro l'ex premier), lui che lo ha paragonato a Gheddafi, a Saddam Hussein, che lo ha definito un "caso clinico", un "tiranno", una "minaccia per la democrazia" (giusto per citare solo alcune delle definizioni usate dall'ex magistrato), adesso si erge a testa pensante, invita alla moderazione, dimentica il passato e diventa un agnellino.

Insomma, pur di salire sul carro di Renzi rinnega se stesso.

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