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Quando le Br gli spararono alle gambe

Il 2 giugno 1977 la colonna milanese delle Brigate Rosse spara otto colpi alle gambe di Indro Montanelli, quattro vanno a segno. In un’intervista al Corriere della sera e nei suoi diari la racconta così

Quando le Br gli spararono alle gambe

«Quella mattina sono in due nei giardini di piazza Cavour, a Milano. Uno mi spara alle gambe. L'altro mi tiene nel mirino della sua pistola. I primi due - tre proiettili entrano nelle mie lunghe zampe di pollo. Non devastano nè ossa nè arterie. Ma sarebbero sufficienti per far cadere a terra qualsiasi cristiano. In quegli attimi ricordo la promessa che avevo fatto a Mussolini, e a me stesso, quando, bambino, mi ritrovai intruppato nei balilla: "Se devi morire, muori in piedi!" Davanti a questi vigliacchi che non hanno il coraggio di affrontarmi in faccia, penso, non posso morire in ginocchio. E mi aggrappo alla cancellata dei giardini. Non sto in piedi sulle gambe, ma mi reggo dritto con la forza delle braccia. E quello continua a sparare e a centrare le mie zampe di pollo. Se mi fossi accasciato, se mi fossi inginocchiato davanti a lui, a quell'ora sarei morto».

«Le ferite vanno bene anche perché non ho il tempo di pensarci: è tutto un viavai di amici, nemici, conoscenti, sconosciuti: mi sembra di essere la Madonna di Loreto. Viene anche la televisione, e io mi lascio intervistare minimizzando l'accaduto (mi dicono che Cervi, che lo ha commentato l'altro ieri sera da Montecarlo, ha commosso tutti con la propria commozione). Mi telefona Andreotti, poi Cossiga, poi Forlani, poi Gianni Agnelli. A tutti rispondo scherzando, che non mi prendano per un piagnone. Dal giornale mi mandano tre sacchi di telegrammi: ne hanno contati quindicimila. Ma la notizia che in fondo mi fa più piacere è che in due salotti milanesi — quello di Inge Feltrinelli e quello di Gae Aulenti — si è brindato all'attentato contro di me e deplorato solo il fatto che me la sia cavata.

Ciò dimostra che, anche se non sempre scelgo bene i miei amici, scelgo benissimo i miei nemici».

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