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Quando Chiara si sfogò: "La mia vita è un disastro"

In una telefonata all'amica d'infanzia per gli auguri di Pasqua tutta l'amarezza di Lady Matacena: "Non so più dove sono ormai". L'ansia per il figlio quattordicenne

Amedeo Matacena con Chiara Rizzo e Claudio Scajola / Oggi
Amedeo Matacena con Chiara Rizzo e Claudio Scajola / Oggi

Nostro inviato a Messina

«La mia vita è un disastro». Come sintetizzare una situazione non proprio serena e vivere infelici. Anche in una sorta di Eldorado come il Principato di Monaco.

Uno sfogo, amaro quanto sincero, che Chiara Rizzo, l'affascinante e bella moglie di Amedeo Matacena, aveva voluto confidare alla sua amica del cuore, Clara Germanà, messinese come lei, nella telefonata di auguri che si fecero poco prima di Pasqua.

«Quando non riuscivamo a sentirci - racconta la professoressa Germanà, docente universitaria, amica di Chiara fin dall'infanzia -, ci lanciavamo messaggi tramite whatsapp e persino da quelli scambi di informazioni trasparivano amarezza, delusione, preoccupazione, dalle parole di Chiara. La delusione e l'amarezza di chi sente di aver fatto forse scelte sbagliate, di aver imboccato una vita che, per le vicissitudini che stava affrontando, era diventata molto pesante».

Resta il fatto che in quella telefonata alla sua amica, l'unico vero e, soprattutto, fidato, contatto, mantenuto a Messina, Chiara è piuttosto esplicita: «La mia vita è un disastro perché quasi non so più dove sono, dove stare. Io sono diventata una trottola oramai. Mi divido tra Dubai, Roma, Milano. E domani devo anche accompagnare mio figlio Athos a Londra perché voglio che, nonostante tutto, continui a studiare. Voglio iscriverlo ad una scuola della City. Voglio che lui, almeno, sia sereno. Farò il possibile per venire comunque per Pasqua a Messina e passare qualche ora con te, Clara, come ai bei tempi». Chiara non venne, per Pasqua, qui a Messina e, considerato, quella sorta di tsunami giudiziario che l'ha coinvolta, è molto probabile che gli amici e le amiche di piazza Cairoli non la vedranno per un bel pezzo.

«Pensi - racconta con una punta di amarezza, la signora Germanà - che l'ultima volta che siamo riuscite a passare assieme un'intera giornata, proprio come ai bei tempi spensierati, è stato per la festa dei miei 40 anni, nell'agosto del 2010, sulla spiaggia di San Gregorio, a Capo d'Orlando. Chiara era raggiante. Felice. Sembrava proprio essere tornata la Chiara di quando eravamo ragazze». E poi che succede? Viene da domandarsi, anzi, quasi da sussurrare, in questo silenzio irreale. Già, che succede? «Poi tutto per Chiara si sconquassa e tutto diventa pesante come un macigno - sottolinea l'avvocato Bonaventura Candido, amico da sempre di Chiara- arrivano l'arresto del marito, la carcerazione preventiva, la condanna, la fuga di Amedeo a Dubai, la separazione e la lontananza e la famiglia che va a pezzi. Con Athos il figlio quattordicenne più piccolo avuto da Amedeo Matacena, che patisce questo disorientamento, e con Francesca, la figlia maggiore avuta dal primo matrimonio con il medico messinese Franco Currò, che deve, in qualche modo, supplire al ruolo di madre per il fratellino. Come poteva reggere Chiara una batosta simile?». E anche qui a parlare, meglio delle supposizioni c'è un lungo scambio di messaggi tra Chiara Rizzo e Clara Germanà che risale allo scorso Natale. Una lunga conversazione durante la quale Lady Matacena inanella con Clara amarezze dopo amarezze, preoccupazioni su preoccupazioni.

«Non l'avevo mai sentita così giù. Tutta un'altra Chiara rispetto a quella che guardo e riguardo qui, in casa, in questa foto gioiosa, scattata il giorno del mio compleanno assieme a sua figlia Francesca. Chiara ha voluto quasi affidarmi Francesca, aveva voluto che fossi io la sua madrina di battesimo. Così se Chiara è come una sorella, Francesca, per me, che non ho figli, è sempre stata come una figlia. Anche ieri ci siamo sentite per telefono, volevo rassicurami che sapesse affrontare con coraggio la carcerazione della madre. A 23 anni Francesca si è trovata, proprio come sua madre, ad affrontare qualcosa di più grande di lei. È come se in questi giorni, mi creda, io stessi ripercorrendo, momento dopo momento, tutte le tappe della vita parallela che, fino ad un certo punto, fino al suo incontro con Amadeo e il conseguente suo trasloco a Reggio Calabria, abbiamo percorso assieme. È come se la rivedessi quando, piccolissime, sua nonna paterna, nonna Chiarina, che si occupava di noi, ci permetteva di consumare chili di sale per fare le formine e di giocare così, in modo un po' squinternato, pur di farci mangiare un po' di pastina. Che tenerezza».

Resta chiuso nel suo silenzio, invece, a Messina il dottor Franco Currò, medico specialista in analisi cliniche, di vent'anni maggiore di Chiara, che, se già prima era uomo di poche parole e di grande sobrietà, a maggior ragione, dopo il divorzio, ha sempre mantenuto il massimo riserbo sulla fine della loro relazione. Ed è ancora l'avvocato Candido, che di Currò è stato e resta sempre amico, ad inquadrare, con altrettanta sobrietà, quel primo matrimonio naufragato: «Dietro quel divorzio non ci sono scandali, né retroscena più o meno piccanti. In altre parole, c'è poco da inventare, checché ne dicano i cultori del gossip. C'è soltanto la storia di una bella coppia che ha percorso assieme, anche con la nascita di Francesca, un tratto di vita, e che poi ha deciso di prendere strade diverse. Diciamo che, conoscendo l'esuberanza di Chiara, e la natura pacata di Franco, quell'unione si è sciolta nel momento in cui Chiara ha conosciuto un uomo che avrebbe potuto offrirle un altro tipo di vita». E così ecco che quando Chiara decide di trascorrere una vacanza a Panarea conosce l'uomo che le rivoluzionerà la vita, l'armatore Amedeo Matacena.

2-continua

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