Elezioni Politiche 2013

L'Oscar delle balle

Simpatico, gatto a parte, mi resta simpatico. Ma dare il voto a lui non solo è politicamente inutile. È proprio da fessi

L'Oscar delle balle

Non c'è soltanto la simpatica storia del gatto segregato in redazione a rendere per così dire pittoresco Oscar Giannino, giornalista di fama e candidato premier con la lista Fare. Usato e valorizzato da giornali e tv in chiave anti Berlusconi (la speranza è che Fare porti via un pugno di voti al Pdl), così come fu con Fini al tempo del tradimento, ora anche il grande pubblico scopre che Giannino racconta balle. Luigi Zingales, economista e professore (vero) di chiara fama, cofondatore di Fare ha scoperto che il suo socio Giannino ha mentito sui titoli accademici, inventandosi di sana pianta un master alla prestigiosa University of Chicago Booth School of Business. Detto fatto, Zingales ha lasciato il partito perché si rifiuta di stare al fianco di un mitomane. Non c'è da fidarsi, ha detto il professore, di chi millanta, perché si rompe il rapporto tra cittadini e politici.
Giannino, imbarazzato e disperato, ha fatto subito sparire dai suoi curricula il falso master, ma la toppa è stata peggio del buco. Ha anche tentato di negare di avere mai sostenuto tutto ciò, ma alla verità lo inchiodano interviste televisive e documenti originali.

Ma c'è dell'altro. È falso anche che Giannino, come sostiene di fronte agli ignari elettori, sia estraneo alla combriccola di potere che ha governato negli ultimi anni. Non è infatti noto a tutti che per lui la Digos di Lecco, nel marzo del 2010, aveva chiesto l'arresto per associazione a delinquere e tentata ritorsione nei confronti del presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni. Da quella vicenda (l'assegnazione di un appalto per una tv interna agli ospedali lombardi della quale Giannino doveva essere il direttore, con un compenso di 200mila euro l'anno) Giannino uscì pulito. A differenza dei suoi soci (indagati e arrestati), per lui il Gip archiviò la pratica, ma agli atti restano intercettazioni telefoniche (le pubblichiamo all'interno) che stridono con il moralismo elettorale del leader di Fare. Giannino si adopera per sbloccare la pratica incagliata in Regione: non capite, dice al suo interlocutore, che qui per vincere non bisogna essere bravi ma avere appoggi e dividere l'affare con altri. E sbotta: «Farci fregare così è da coglioni. Io domani vado da Formigoni e lo prendo per la gola. Questa cosa me la deve garantire subito, altrimenti noi gliele facciamo rompere sotto il culo», e amenità simili.
E chissà quante altre cose di Giannino non sappiamo, o sappiamo diverse da come sono andate. Simpatico, gatto a parte, mi resta simpatico. Ma dare il voto a lui non solo è politicamente inutile.

È proprio da fessi.

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