Politica

Quando Napolitano premiava il dittatore sanguinario Assad

La caccia a Silvio Berlusconi è ufficialmente riaperta. È bastato l'annuncio di una quasi discesa in campo per riaccendere l'entusiasmo di magistrati frustrati e in malafede. In poche ore la Procura di Palermo, ma Milano e Napoli non saranno da meno, ha aperto e riaperto inchieste e processi sulla mafiosità dell'ex premier e di Marcello Dell'Utri, coinvolgendo, si presume come testimone, pure Marina Berlusconi, tanto per suscitare più clamore. Non sono bastate 26 non condanne su 26 processi, non è sufficiente che negli ultimi 18 anni ben tre Procure si siano dovute arrendere di fronte all'assoluta mancanza non dico di prove ma neppure di indizi che Forza Italia sia nata da un patto con la mafia. Il pm dichiaratamente simpatizzante comunista Ingroia (in predicato di entrare in politica) e i suoi compari non si danno pace: Berlusconi deve morire, e visto che non ci ha pensato la mafia se ne incarica l'antimafia, una organizzazione politico-giudiziaria che è cancro del Paese peggio della prima, con l'aiuto dei soliti giornali. Non è una battuta: di recente ha fatto più vittime l'antimafia militante che le cosche. Qualcuno si è salvato per un soffio, ultimo in ordine di tempo l'ex ministro Romano assolto perché completamente estraneo ai fatti contestati da pm incoscienti. L'elenco è lungo, una sintesi la trovate a pagina 3 del Giornale di oggi.
La novità non riguarda soltanto la new entry nella macchina del fango giudiziario di donna Marina. C'è del nuovo anche nelle tesi investigative, e cioè che Berlusconi sia ricattato da Dell'Utri: soldi in cambio del silenzio su fatti di mafia. Prove? L'acquisto da parte dell'ex premier di una villa del suo vecchio amico. Ora, in un Paese normale può un miliardario comprare ciò che crede da chi crede? Può un miliardario aiutare il compagno di tante avventure finito in difficoltà economiche proprio per fare fronte a spese giudiziarie ingenti per processi finiti (per ora) nel nulla? Secondo i pm di Palermo no, il fatto è sospetto. Siamo allo Stato di polizia, alla giustizia del sospetto. Siamo allo Stato mafioso, alla negazione del rigore morale e professionale di Falcone e Borsellino. Prepariamoci a una nuova stagione di veleni e veline (giudiziarie). Che loro, i pm, devono cercare pure di recuperare la simpatia della sinistra dopo lo scivolone delle intercettazioni illegali a Napolitano. E per farlo, che c'è di meglio che riaprire la caccia a Berlusconi?

Greco, Scafi e Zurlo alle pagine 2-3

di Alessandro Sallusti

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