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Quando Renzi voleva l'amnistia: "Così si ridà dignità alle carceri"

Nel 2012 il sindaco firma per l'amnistia totale. La giravolta dettata dai sondaggi. Sms dei bersaniani ai gioirnalisti: "Indagate sulla vita di Renzi"

Quando Renzi voleva l'amnistia: "Così si ridà dignità alle carceri"

Il grimaldello per far saltare gli equilibri nel Partito democratico è un attacco senza precedenti al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Matteo Renzi dà il via alla campagna elettorale per le primarie col botto: bolla l'amnistia come una "proposta diseducativa", rivendica il diritto e il dovere di criticare il capo dello Stato e si mette contro tutto l'establishment democrat. "Aprire le carceri è diseducativo soprattutto per i nostri giovani - ha tuonato il sindaco di Firenze - non puoi fare passare il messaggio che la legalità è una bandierina che tiri fuori ogni dieci anni. Fare amnistie è il fallimento della politica e un clamoroso autogol". Eppure l'ex rottamatore non l'ha sempre pensata allo stesso modo. Non solo nel programma della Leolpolda 2011 vi era un punto dedicato proprio a quell’amnistia da lui stesso definita un "clamoroso autogol", ma non più tardi del dicembre dello scorso anno la firma di Renzi compariva anche in calce alla lettera aperta scritta dal consigliere regionale della Toscana Enzo Brogi e indirizzata a Marco Pannella per farsi "carico della lotta per l’amnistia".

Il Pd è in fibrillazione. L'attacco di Renzi a Napolitano ha fatto saltare i nervi a tutti quanti. Il ministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato (ultrà bersaniano) lo ha subito accusato di "ragionare come Grillo". Ma il sindaco se ne è infischiato ed è andatato avanti per la propria strada. Una strada tutta in salita che rischia di spaccare il partito a meno di due mesi dalle primarie. "Non si può fare un congresso sui detenuti - ha avvertito il candidato alla segreteria del Pd, Pippo Civati - in questo modo si sta giocando una partita politica vergognosa". Civati non è certo l'unico ad avercela con Renzi. Anche perché la piroetta sull'amnistia dell'ex rottamatore è stata fenomenale. A smascherarlo ci ha pensato domenica scorsa Pier Luigi Bersani per interposta persona. A Omnibus, Stefano Di Traglia (portavoce dell'ex segretario piddì) ha ricordato come nel programma della Leolpolda 2011 (la manifestazione ideata dal sindaco che si svolgerà anche quest’anno a fine ottobre a Firenze) via sia un punto dedicato proprio all’amnistia. Alla trasmissione era presente anche la deputata vicina a Renzi, Simona Bonafè, che ha smentito Di Traglia e respinto l’insinuazione. Nelle cento proposte avanzate all’iniziativa renziana al punto 13 si parla sì di un’amnistia, ma condizionata e limitata ai casi di corruzione politica. "Capisco che da qualche parte ci sia un po' di dente avvelenato ma fare polemiche post mortem mi sembra sbagliato...", ha commentato il piddì Angelo Rughetti.

Caso chiuso? Macché. Perché adesso rispunta la lettera di Brogi scritta in solidarietà a Pannella. "Le tue richieste sono giuste e legittime, nella loro immediatezza oltre che nel loro contenuto", ci tiene a far sapere il consigliere regionale della Toscana che, preoccupato per il digiuno del leader radicale, promette di farsi carico della lotta per l’amnistia "per il ripristino della legalità e del rispetto della dignità all’interno delle nostre carceri" e "per interrompere una violenza che riguarda tutti i cittadini, non solo i detenuti". Renzi non ci ha pensato troppo e ha sottoscritto la lettera nella speranza che "il parlamento italiano conceda un provvedimento di amnistia". Insomma, un'amnistia totale e non limitata ai casi di corruzione politica come, invece, aveva inserito nel programma della Leopolda 2011. Adesso, però, tutto è cambiato. Per dirla con le parole di Zanonato, ragiona in termini puramente propagandistici: "Mi conviene dire di più una cosa o l’altra sotto il profilo del consenso che poi alla fine ottengo?". I sondaggi, pare, gli hanno dato ragione. Tanto che Letta ha chiesto ai "suoi" ministri di "non attaccare più Renzi". Secondo un sondaggio citato dal Corriere della Sera, l'amnistia è invisa all’80 per cento del popolo della sinistra, quindi meglio "non intervenire più sull’argomento".

Ma i bersaniani non hanno alcuna intenzione di mollare l'osso: nelle ultime ore sono stati inviati sms a giornalisti fidati e ai fedelissimi per "invitarli a scavare nella vita" di Renzi perché considerato troppo favorito alle primarie dell’8 dicembre.

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