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Quei comunisti travestiti da liberali

Scalfari ha le sue visioni sul comunismo liberale

Quei comunisti travestiti da liberali

Chiedo anticipatamente scusa ai lettori se comincio queste note con una citazione personale. Ieri, subito dopo pranzo, ho visto in tivù un programma su Rai 3 che mi ha reso difficile la digestione: In mezz'ora, condotto da Lucia Annunziata. La quale intervistava Eugenio Scalfari, fondatore ed ora editorialista domenicale della Repubblica. Tema della conversazione, scontato: Matteo Renzi e la sua orchestra di giovani promesse politiche. Ce la farà il premier toscano a salvare l'Italia, l'economia eccetera? Forse sì, forse no. Bisogna aspettare i fatti. Ce la farà a realizzare le riforme? Forse sì, forse no. Quella del Senato - ammette Scalfari - è la più ostica perché implica modifiche costituzionali troppo complicate. Insomma, le solite cose che anche noi abbiamo scritto mille volte, persuasi che in Italia il riformismo si possa sognare, ma non praticare a causa di lacci e lacciuoli studiati apposta per garantire l'immutabilità del sistema.
La conversazione tra l'intervistatrice e l'intervistato stava per affondare in un mare di banalità quando, all'improvviso, il vecchio giornalista ha avuto un guizzo che ha acceso l'interesse dei telespettatori ormai prossimi alla pennichella. Egli si è inopinatamente impegnato a parlare di Alfredo Reichlin, personaggio importante del defunto Pci e in quiescenza da molti lustri, un curriculum impareggiabile di dirigente del più grande partito filosovietico dell'area occidentale.
Che cosa ha detto il Fondatore a proposito dell'ex dirigente rosso? Allacciatevi le cinture di sicurezza, altrimenti rischiate di cadere dalla sedia o di buttarvi dalla finestra. Scalfari ha sostenuto che Reichlin era (è) un comunista crociano. Come si possa conciliare il comunismo con il liberalismo sposato da Benedetto Croce, questo l'editorialista non lo ha specificato, probabilmente perché lui stesso si è reso conto di averla sparata grossa. In effetti chiunque, perfino Barbapapà pur avvezzo a frequentare i territori del paradosso, è consapevole che le due dottrine sono contrastanti e non miscelabili. Un comunista liberale non esiste, come non esistono un credente ateo, un nero bianco, una pioggia asciutta, un morto vivente, un elefante con le ali.
Eppure Scalfari, in un certo senso, indossa un abito mentale diffuso per quanto assurdo: sono numerosi infatti coloro i quali hanno militato nel Pci (e satelliti vari) che per una vita hanno predicato il collettivismo, e adorato la dittatura del popolo in ossequio alle sacre disposizioni del Cremlino, e che tutto d'un tratto, crollato l'impero della falce e martello, sono diventati - solo a parole - paladini del liberalismo. Di più. Costoro si sono impancati a professori dello stesso liberalismo, impartendo lezioni di libertà a uomini e donne che avevano (hanno) speso una vita per propugnare le idee di John Locke e seguaci. Chi per decenni aveva combattuto il pensiero liberale, considerato un vizio della società borghese e laica, e tentato di imporre la dottrina marxista, all'improvviso - morto il proprio feticcio - si è gettato sull'altra sponda, rubando la bandiera agli ex nemici.
Ma i soggetti peggiori, i più supponenti, sono quelli del tipo di Scalfari, che si illudono di farla franca asserendo la coniugabilità del comunismo con il liberalismo di Croce. La qual cosa essendo una bestialità rischia di passare per buona. Anzi. È già passata per tale. D'altronde Scalfari è da un pezzo che spaccia merce avariata senza fare una piega: è stato radicale, socialista, demitiano, berlingueriano, prodiano, dalemiano, veltroniano, eccetera. Non ci stupisce che adesso sia renziano e neppure che confonda il comunismo col liberalismo. Forse è giunto il momento che si riposi. È stato un grande giornalista; ultimamente, defunto il cardinale Carlo Maria Martini col quale amava discettare del più e del meno, non pago, si è lanciato addirittura nei dibattiti col Papa (che gli dà quasi retta). Mi sembra che possa bastare.

Stia lontano dalla politica, non è pane per la sua dentiera.

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