Politica

Quei furbetti anti casta scivolati sui voli di Stato

Nella vicenda relativa al "passaggio" di Laura Boldrini sul volo di Stato per i funerali di Mandela, la presidente della Camera è vittima soltanto di se stessa

La presidente della Camera Laura Boldrini nella foto scattata durante la cerimonia per ricordare Nelson Mandela allo stadio di  Johannesburg
La presidente della Camera Laura Boldrini nella foto scattata durante la cerimonia per ricordare Nelson Mandela allo stadio di Johannesburg

Mi permetto di ribadire, fino allo sfinimento, che nessun mafioso, per nessuna ragione, può essere interessato a eliminare un magistrato che si occupa della trattativa Stato-mafia risalente a più di 20 anni fa e a vicende che implicano l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino e Bernardo Provenzano, 83enne pressoché in stato di demenza.

Non s'intende il cui prodest di eliminare il Pm Nino Di Matteo. Però piace molto crederlo. Per dare senso all'eroismo dell'impresa. La vicenda culmina con il coinvolgimento, incomprensibile, del capo dello Stato Giorgio Napolitano che, secondo Salvatore Borsellino, «da 20 anni è il garante della trattativa Stato-mafia». Ecco allora su Facebook «l'atto di fede» di alcuni rappresentanti delle cosiddette Agende rosse, a tutela del loro beniamino: Fategli un Tso è pazzo questo escremento (Sgarbi, ndr); A Vittò ma vattela a piglià in quer posto!. E sul sito del Fatto: Sgarbi è solo un malato.

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Nelle infinite quanto futili polemiche sulla vicenda relativa al «passaggio» di Laura Boldrini sul volo di Stato per Johannesburg per i funerali di Nelson Mandela, la presidente della Camera è vittima soltanto di se stessa. La Boldrini rivendica il suo diritto a rappresentare la Camera ai funerali di Stato. Ma per rappresentare occorre portare un saluto, dare una testimonianza. Boldrini è stata una semplice comparsa. Il passaggio «scroccato» dal fidanzato della Boldrini? «Discutibile» come un'accompagnatrice di Berlusconi.

Fatto sta che questo genere di polemiche non erano mai nate per i precedenti presidenti della Camera, autorevoli e rappresentativi. La ragione è evidente: non si erano mai messi nella condizione di fare autocritica rispetto alla «Casta» cui appartenevano. Lo dice la Boldrini stessa, imprudentemente: «Interesserà sapere che, in 9 mesi di mandato, l'aereo di Stato l'ho preso in una sola altra occasione: il 4 novembre, per volare a Bari a rappresentare il presidente della Repubblica in una manifestazione per la Festa delle Forze Armate. Continuo a pensarla come la pensavo quando ero soltanto una privata cittadina. Anche i vertici istituzionali devono spostarsi come i comuni mortali. Dunque aerei di linea, se si può low cost, e treni».

Ecco il punto dolente. La confessione. Il grillismo di ritorno. Nilde Iotti, e Napolitano, Violante, la Pivetti, Casini, non si erano mai trovati nella incresciosa condizione della Boldrini, semplicemente perché non avevano fatto due parti in commedia. Non erano saliti sull'aereo di un altro prendendo un «passaggio». Non è un problema di economia, ma di rappresentanza. Il presidente della Camera non prende «passaggi» ma va in visita ufficiale. E perché non deve porsi il problema dei voli di linea low cost? Perché la terza carica dello Stato ha problemi di sicurezza e di organizzazione. Non viaggia a titolo personale. Ma è soprattutto un problema di decoro, di status. Le rinunce motivate da spirito moralistico portano come conseguenza ciò che è accaduto alla Boldrini. Che è stata criticata perché, andando con il presidente del Consiglio, ha rappresentato soltanto se stessa.

press@vittoriosgarbi.it


di Vittorio Sgarbi

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