Cronache

Quei ribelli dispersi in una galassia di sigle

Dal Movimento di liberazione ai plebiscitari, gli indipendentisti non hanno una guida comune e si fanno concorrenza tra loro

Quei ribelli dispersi in una galassia di sigle

Dovrebbe essere un fronte unito e compatto, una falange Serenissima coesa contro il grande nemico italico, mentre la galassia indipendentista veneta è un'Armata Brancaleone in cui ognuno va per sé senza coordinamento, anzi rivendicando ciascuno la sua primogenitura. Le sigle sono numerose, una galassia senza centro di gravità comune. Dal Movimento di liberazione nazionale del popolo veneto (Mlnv) al Veneto Serenissimo Governo (Vsg), dal plebiscitari di Gianluca Busato ai nostalgici delle Raixe venete, fino ai fiancheggiatori delle perdute aspirazioni secessioniste della Lega, il malcontento separatista del Nordest è diffuso quanto inconcludente.
Mao Tse-tung vinse la guerra civile cinese al grido di «marciare divisi per colpire uniti». I venetisti provano a fare la rivoluzione al contrario, ognun per sé. Franco Rocchetta, chiuso in isolamento nel carcere di Treviso con l'accusa di terrorismo, è un indipendentista da biblioteca, un intellettuale affabulatore che non ha avuto grande seguito elettorale nonostante i lustri in consiglio regionale e in Parlamento. Fondò la Liga Veneta, la «madre di tutte le Leghe» poi confluita nel Carroccio bossiano, ma se ne staccò, deluso. Il plebiscito on-line gli aveva riacceso entusiasmi sopiti che i magistrati di Brescia vogliono sbollire.
Il referendum virtuale di Busato ha sollevato interesse e clamore. Ma gli indipendentisti «storici» non lo vedono di buon occhio. Secondo il Mlnv «non ha votato il popolo veneto ma una percentuale di cittadini italiani elettori residenti nella regione Veneto»: la strada maestra verso l'indipendenza sarebbe il diritto all'autodeterminazione dei popoli sancito dal Primo protocollo di Ginevra del 1977. Come in tempo di guerra hanno costituito un governo provvisorio presieduto da Sergio Bortotto, un ex ispettore di polizia, con tanto di Costituzione (preambolo: «Noi popolo veneto siamo ciò che decidiamo di essere»), un'Assemblea costituente, un'Alta corte di giustizia, la polizia nazionale e l'esercito delle Cernide, la milizia territoriale volontaria della Serenissima.
Altra cosa ancora è il Veneto Serenissimo governo presieduto da Luigi Faccia, uno degli scalatori del campanile di San Marco arrestato di nuovo mercoledì. È la realtà più vicina al blitz del 1997 nel cuore di Venezia. Il Vsg ha decretato il 20 luglio 2008 la ricostituzione di un Libero Territorio Veneto «a fronte delle continue violazioni dei trattati internazionali da parte dell'occupante italiano (Armistizio di Cormons e Pace di Vienna del 1866)». Ha una Costituzione, una Dichiarazione di indipendenza, un piano economico, ministeri, un ufficio storico e perfino una Radio nazionale veneta che da Cassola (Vicenza) trasmette la storia dei dogi.
La frangia più nostalgica di storia e tradizioni si raccoglie nell'associazione culturale Raixe (cioè radici) Venete, sede a Fossò nell'entroterra veneziano, una rivista scritta in dialetto (anzi in «lengoa veneta») dalla prima all'ultima parola con qualche licenza: ieri titolavano «Tank you» con una vignetta del «tanko» con il leone di San Marco. Sul sito internet, accanto a video di convegni on-line e al festival dell'Istroveneto, c'è una «botega» dove fare acquisti virtuali. Evidentemente c'è anche un business dell'indipendenza. Invece il comitato legittimista Veneto Indipendente appoggia la via istituzionale del governatore leghista Luca Zaia e rivendica per gli arrestati la stessa patente di eroicità assegnata ai «noti campioni del terrorismo che furono gli “eroi” del risorgimento: carbonari, mazziniani e altre sette paramassoniche». In questo magma, i plebiscitari di Gianluca Busato sono gli ultimi arrivati ma anche quelli che si muovono meglio per unire le forze. Hanno calamitato gli artigiani della Life, i cui capi sono finiti nella retata con Rocchetta e Faccia, e frange dei Forconi poco inclini alle trattative con Roma. Sono spalleggiati dai «Tea party» del Veneto, che stanno studiando come attuare la rivolta fiscale.

E Rocchetta è il loro Mandela, «incarcerato per le proprie idee».

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