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Quel tesoro in lire che per Bankitalia è carta straccia

La delusione di un'impiegata di Pesaro. Trova i 100 milioni risparmiati dallo zio defunto, ma sono inconvertibili

Quel tesoro in lire che per Bankitalia è carta straccia

Nel cassetto d'un grammofono trova un pacco con 100 milioni di lire. Ma la Banca d'Italia nega il cambio in moneta corrente: il termine per la conversione è scaduto nel 2012.

La felicità è sempre instabile e incerta, filosofeggiava Seneca. Quella di Claudia Moretti è stata anche fugace. Non che lei, impiegata in un call center di Pesaro, alla precarietà non fosse abituata. Ma veder sfumare il sogno di una vita nel tempo (ironia del destino) di una telefonata è stato un duro colpo. «Una doccia gelata», dice, riavvolgendo il nastro della storia di cui è protagonista. Un passo indietro: a gennaio la donna, insieme al padre, va a Viterbo. La famiglia ha ereditato un appartamento. «Ci abitava zio Antonio, fratello di mamma, morto nel 2000 a 81 anni senza essersi mai sposato né aver mai messo figli al mondo», spiega, tratteggiando la figura dell'avo, «patito di antiquariato». E nella casa-museo, tra mobili antichi, quadri, libri e scaffali polverosi, è saltato fuori anche un grammofono d'epoca. All'interno, una cassettina grigia di metallo. Il forziere dei desideri, che nascondeva un fascio di banconote. Vecchio conio: a conti fatti, 100 milioni di lire. Lacrime, abbracci, gioia. Ma a riportare tutti coi piedi per terra, e pure più giù, ci ha pensato Bankitalia. «Quando abbiamo chiamato per avere informazioni su come poter convertire in euro quella somma - racconta la quarantaduenne - ci hanno risposto che avremmo dovuto rinunciare, visto che sono trascorsi più di 10 anni dall'entrata in vigore della nuova moneta».

Fine dei sogni? Forse. Perché la speranza, nel mondo della precarietà, è sempre l'ultima a morire. Così la Moretti s'è rivolta ad un'associazione di consumatori.
D'altra parte, quella della lotta tra scopritori di fortune fuori corso ed enti pagatori dal braccino corto è pista alquanto battuta. Specie sul versante dei conti dormienti. A Mongrassano, nel cosentino, per un carabiniere in pensione le 1.900 lire depositate nel 1930 dal nonno su un libretto postale saltato fuori nel 2011 erano diventate 100.000 euro: le Poste non ne hanno voluto sapere, e si è finiti in Tribunale. Decideranno i giudici, come nel caso della centenaria Nicolina C., che qualche mese fa, nella giacca militare del padre militare classe 1890 ha ritrovato un libretto bancario a lei intestato: 25 lire che oggi valgono 100.000 euro. L'istituto di credito s'è defilato, e l'arzilla signora dell'Aquila gli ha fatto causa. E come lei il modenese Salvatore Messina, che a 105 anni suonati, agli inizi di febbraio, s'è avveduto d'un conto corrente aperto nel 1909: 5.000 lire lievitate fino a 650.000 euro. «Li voglio.

Voglio regalarli a figli e nipoti, che ne hanno tanto bisogno, e darli in parte in beneficenza», ha esclamato firmando il mandato ai legali incaricati di riprendersi il bottino dai forzieri di via Koch: la felicità va e viene, ma di certo i soldi aiutano a trattenerla almeno un po'.

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