Caso Sallusti

Il Quirinale assicura: valuteremo la grazia al più presto e bene

Napolitano aspetta l'istruttoria dal ministro Paola Severino, che si muoverà solo dopo il processo di dopodomani per l'evasione "dimostrativa"

Il Quirinale assicura: valuteremo la grazia al più presto e bene

Presto e bene, questa è la linea del Colle. Soprattutto presto. Giovedì Alessandro Sallusti dovrà comparire in tribunale a Milano, accusato di tentata evasione dopo il suo gesto di protesta civile: dopo la sentenza, «se ci saranno le condizioni», la macchina della grazia potrebbe partire. Ma anche bene. Ci sono «scenari da verificare», fanno sapere dal Quirinale, «la partita è complicata», però «tutti gli aspetti verranno esaminati», tutte le piste per liberare il direttore del Giornale saranno battute.
Già da qualche settimana, dopo il naufragio in Parlamento della legge sulla diffamazione, Giorgio Napolitano stava valutando la possibilità di un intervento. Poi l'arresto di Sallusti e il collasso nei rapporti politica-stampa-magistratura lo hanno spinto a fare la sua mossa. Così, con un invito irrituale, ha convocato Paola Severino di domenica, lo ha fatto sapere a tutti con un comunicato ufficiale e, attraverso un cinguettio in rete del portavoce Pasquale Cascella, ha addirittura indicato le due strade da seguire per risolvere il caso: la grazia e il rilancio della legge.

Adesso formalmente la palla è a via Arenula: il capo dello Stato «aspetta che arrivi l'istruttoria». E prima di muoversi, il ministero attende di capire che cosa succederà giovedì prossimo: se non ci saranno più procedimenti pendenti, aprirà la pratica. La concessione della clemenza è prevista dall'articolo 87 della Costituzione e regolata dall'articolo 681 del codice di procedura penale. Dopo il braccio di ferro su Bompressi, nel 2006 Ciampi aprì e vinse il conflitto di attribuzione contro l'allora Guardasigilli Roberto Castelli sulla titolarità del potere. Da allora il Colle ha potenziato l'ufficio grazie e ha già firmato 19 provvedimenti di clemenza individuale. Ma l'avvio della procedura spetta sempre al ministero, che deve verificare se esistono i requisiti, consultare le parti e sentire il parere del procuratore generale presso la corte d'Appello. Conclusa l'istruttoria, il ministro della Giustizia deve trasmettere gli atti, corredati con la sua opinione non vincolante, al capo dello Stato «a cui compete la decisione finale».

Tempi? Con la Severino il presidente è stato molto chiaro: «Bisogna fare in fretta». Una volta in possesso delle carte messe insieme dal ministro, il Quirinale farà le sue veloci verifiche e farà le sue scelte. Ma se la volontà di Napolitano sembra chiara, non c'è altrettanta sicurezza sulla praticabilità della via della grazia. Dal processo in corso alla mancanza di una domanda esplicita da parte di Sallusti, sono tante le variabili che fanno dire al Colle che «la pratica è complicata e non scontata». Da qui l'invito «alla responsabilità da parte di tutti», evitando polemiche dannose.

E intanto il capo dello Stato lavora pure sul secondo fronte. Le possibilità di rianimare la legge sulla diffamazione sono minime, ma chi può dirlo? Per questo ha mandato avanti la Severino con la proposta di cancellare il carcere per i giornalisti e di introdurre la rettifica obbligatoria. Magari un accordo sulla riforma elettorale potrebbe trascinare un'intesa sui reati a mezzo stampa.

Chissà.

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