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Il ragazzo che da vent'anni combatte una malattia senza nomeLa storia di Luca

«Sono chiuso dentro a un corpo che non è mio». Questo è lo stato attuale di Luca Alfano, 36enne varesino, costretto sulla sedia a rotelle. Vent'anni di calvario, senza che la sua patologia sia stata mai diagnosticata. «In questo momento la mia vita è molto limitata, uso ossigeno 24 ore su 24 e per molte ore devo mettere una mascherina collegata al Bipap, una macchina che mi aiuta ad eliminare l'anidride carbonica». Luca riesce a fare pochi passi da solo, perché i suoi muscoli non tengono. Ma la cosa non lo spaventa. «Farei la firma per rimanere così». Con una forza che pochi avrebbero nelle sue condizioni confessa: «Ogni giorno peggioro, continuo a perdere peso, se devo morire voglio almeno sapere di cosa». I medici però non sono ancora riusciti ad accontentarlo. Luca non sa ancora quale sia il nome della sua «nemica». Non è però il tipo che si perde d'animo, riesce ancora a sorridere alla vita e a sognare. «Sono vivo, voglio vivere e realizzare i miei sogni. Uno di questi è la pubblicazione del mio libro, che racconta la mia vita da quando ero una promessa del calcio ad ora che sono malato: oggi, invece di girare per i campi da calcio, giro alla ricerca di un ospedale che mi dia delle risposte certe».

Il pallone è sempre stata la sua passione e proprio in questi giorni è stato realizzato un suo grande desiderio: Luca ha incontrato il suo mito, il «Pibe de oro» Diego Armando Maradona.

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