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Il regalo amaro dei tecnici: niente tagli e nuove tasse

Approvata la legge di stabilità di Monti, che con la Tobin tax accontenta persino i no global. Così il governo chiude con un provvedimento mediocre

Il regalo amaro dei tecnici: niente tagli e nuove tasse

La legge di stabilità approvata dalla Camera contiene un aumento dell'Iva allo 11% per i beni sin qui tassati al 10%, a partire dal giugno del 2013. Non c'è nessun taglio alla spesa pubblica o alla selva di esoneri fiscali. In particolare slitta di un anno la riforma delle province e quindi l'economia di spesa che era stata individuata: quando una riforma viene rinviata di un anno, vuol dire che la si è messa su un binario morto.

Non c'è nessuna misura significativa per la crescita, mentre il nostro Pil cala del 2,5%. C'è una maggiore tassazione della compravendita di titoli finanziari, la cosiddetta Tobin tax, misura tipica dei dirigisti, sostenuta in particolare dai «no global», che causerà lo spostamento di operazioni finanziarie dalle piazze italiane a quelle estere (ove hanno filiali attrezzate le nostre banche grandi, ma non le minori). Essa, però, parte dalla metà del 2013, per lasciare la «patata bollente» al governo che verrà.

Ci sono poi mance e piccoli e meno piccoli favori a questo e quello, secondo un costume delle leggi finanziarie del passato. Ciò, questa volta, con una particolare simpatia per il mondo ex comunista, come la proroga al 31 marzo dei termini per consentire al Monte dei Paschi di Siena di finanziarsi con obbligazioni a carico del bilancio statale. I mesi passati nella discussione del disegno di legge hanno distolto il parlamento da altri compiti, ma sono serviti per un miglioramento del testo governativo, che conteneva, oltre all'aumento dell'Iva del 10% anche quello, della aliquota del 21%, su una platea di beni e servizi di maggiore ampiezza, per finanziare una riduzione di un punto del primo e del secondo scaglione di Irpef.

In sostanza, il governo voleva tassare la massa dei consumi per diminuire l'imposta sui redditi medio bassi di una cifra analoga, lasciando pressoché invariata la pressione fiscale media su questi ceti, ma facendo rincarare i prezzi e il peso dell'Iva e quindi la spinta ad evaderla. La logica di questa manovra era incomprensibile salvo per l'eventuale differenza fra il (maggior) gettito ricavabile con l'aumento dell'Iva e la (minor) perdita di entrate che si sarebbe subita nell'Irpef. In Parlamento si è tolto l'aumento dell'Iva normale al 22% e si è lasciato quello all'11% dell'Iva ridotta per finanziare un aumento delle detrazioni per i figli a carico.

C'è anche uno stanziamento di 800 milioni annui per esoneri fiscali per i contratti aziendali di produttività. Ma si tratta della proroga di una misura innovativa introdotta dal governo Berlusconi.

Per il resto Monti ha continuato a fare ciò che aveva fatto in precedenza: aumentare le imposte, con misure semplicistiche (vedi aumento dell'Iva del 10%) o dirigiste-populiste contrarie ai principi liberali (vedi Tobin Tax).

Insomma, questa mediocre legge è un brutto regalo di Natale, con cui si chiude l'agenda del governo.

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