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Regione Lombardia, il jolly può essere Tremonti

La scelta dell’ex ministro metterebbe fine allo scontro tra Lega e Pdl

Regione Lombardia, il jolly può essere Tremonti

Milano E adesso è aperta la caccia al ter­zo uomo. La fuga in avanti di Gabriele Al­bertini che sembra ormai pronto alla candidatura per la Regione Lombardia a capo di una lista civica, ha costretto i ver­tici del Pdl ad accelerare l’esame di un dossier che rischia di diventare bollen­te. Perché il muro contro muro dell’ex sindaco con il segretario leghista Rober­to Maroni, altrettanto convinto di candi­darsi, sta innescando un effetto Sicilia dove lo scontro tra Nello Musumeci e Gianfranco Micciché ha regalato la vitto­ria a Rosario Crocetta, nonostante le 250mila preferenze perse dal Pd. E ora la paura è di consegnare anche la Lombar­dia, un’altra regione tradizionalmente terra di elettorato moderato, a una sini­stra a corto di idee e di candidati.

Un’eventualità non proprio gradita a Silvio Berlusconi che ha già fatto capire da tempo come la soluzione dello stallo stia nella ricerca, seppur faticosa, di una ricomposizione della grande alleanza del centrodestra tra Pdl e Lega. Indispen­sabile soprattutto in Lombardia, come spiega un recente sondaggio riservato che gira in questi giorni, per battere il centrosinistra. Perché nonostante le di­savventure giudiziarie e mediatiche del­la giunta Formigoni, il centrodestra è ac­creditato di un 32,7 per cento, poco al di sotto dell’«area Pd» ferma al 33,2 e con il Terzo polo (Fli e Udc) al 4,5. Lega, dun­que, decisiva con il suo 18,6 e Lista Alber­tini ancora ferma a un 5 per cento. Anche se c’è da dire che sono ancora in pochi a sapere della discesa in campo dell’ex sin­daco che è sempre stato un recordman di preferenze e potrebbe contare sull’al­leanza con i movimenti di Oscar Gianni­no e Luca Cordero di Montezemolo. E magari di Fli e Udc, nonostante la sterza­ta a sinistra di Pier Ferdinando Casini. Perché il progetto sembra ormai ben av­viato e ieri al Corriere Albertini ha anche rivelato che «Onestà al potere» potrebbe essere il nome della lista.

Ecco perché l’altra sera a Roma il se­gretario Angelino Alfano ha convocato il coordinatore regionale del Pdl Mario Mantovani e i colonnelli lombardi Mau­rizio Lupi, Mariastella Gelmini e Ignazio La Russa. «Non si può fare a meno della Lega. Questo è un punto fermo», la sinte­si di Mantovani al termine del vertice. Se­gno che la linea Berlusconi è ormai vin­cente nel partito e che il pressing di Ro­berto Formigoni sulla candidatura Al­bertini, è destinato alla sconfitta. Perché ormai è chiaro che sul suo nome non c’è alcuna possibilità di accordo con il Car­roccio. «Albertini?È l’uomo di Formigo­ni sostenuto da Cl, è il passato - l’attacco durissimo di Matteo Salvini, il braccio destro di Maroni- Alla Lega non interes­sa. Noi guardiamo al futuro».

Ma Manto­vani non dispera. «Se Berlusconi e Maro­ni troveranno l’intesa, la questione sarà chiusa. Altrimenti faremo le primarie». Con una road map che prevede la ricer­ca di un nome condiviso entro metà no­vembre, altrimenti urne regionali insie­me alle nazionali aperte il 16 dicembre. E nelle caratteristiche indicate da Mantovani all’indomani dell’incontro con Alfano, il candidato (o la candidata) ideale è «qualcuno che conosca la realtà lombarda, che abbia amministrato, che conosca i problemi della gente, degli im­prenditori, degli artigiani e delle fami­glie ». Ma il tratto fondamentale è che metta d’accordo Pdl e Lega.Ecco perché la ricerca si sposta inevitabilmente su una figura che superi il braccio di ferro tra Albertini e Maroni. E sia ovviamente di un certo prestigio, per poter convince­re i due a fare un passo indietro senza ri­metterci la faccia. Assicurando per giun­ta la disponibilità ad appoggiarne la cor­sa. Un identikit che secondo qualcuno oggi corrisponderebbe perfettamente a quello dell’ex ministro Giulio Tremonti.

Un terzo uomo (e di grande appeal ) che da sempre piace sia al Pdl che alla Lega.

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