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Napolitano non è più il nostro presidente

Provato il tradimento: nel 2011 Re Giorgio tramò in segreto con Monti per fare fuori Berlusconi e il suo governo

Napolitano non è più il nostro presidente

Adesso c'è la prova. Nel novembre del 2011 Monti non fu nominato premier, disarcionando Berlusconi, perché lo spread aveva superato quota 500 e ci voleva un salvatore della patria. Accadde l'inverso, cioè che qualcuno fece salire lo spread a 500 per permettere a Monti di insediarsi a Palazzo Chigi. E si trattò del punto di arrivo di un piano segreto orchestrato da Napolitano per liberarsi definitivamente - così lui pensava - del berlusconismo. A rivelarlo, in un libro il cui contenuto è stato anticipato ieri dal Financial Times e dal Corriere della Sera, è il giornalista Alan Friedman, che ha raccolto le testimonianze dei protagonisti di quanto accadde in quella rovente estate: Carlo De Benedetti, Mario Monti e Romano Prodi. I tre raccontano di incontri che Napolitano tenne fin da quel luglio (lo spread era sotto quota 200) per disarcionare Berlusconi e sostituirlo con il famoso governo tecnico.

Il presidente della Repubblica ha quindi tramato contro il Parlamento e poi mentito agli italiani trattando con un privato cittadino (Monti) il futuro del governo e del Paese. Ce n'è abbastanza per essere messo sotto stato di accusa. Ma a prescindere da ciò che farà la politica, da oggi non possiamo più riconoscerlo come nostro presidente. E non è vero, come ha sostenuto ieri in una impacciata nota, che sì, incontrò Monti, ma all'interno di colloqui informali che rientrano nelle sue prerogative. Eh no, presidente. I colloqui privati sono legittimi se con personalità che hanno titolo: cariche istituzionali, esponenti politici. Non si può organizzare con un signore qualsiasi il ribaltone di un governo eletto dagli italiani. Con l'aggravante che il signore in questione corse a St. Moritz a spifferare tutto al suo amico Carlo De Benedetti, finanziere, tessera numero uno del Pd ed editore di Repubblica. Che uso ha fatto De Benedetti di quell'informazione? Ne ha tratto vantaggi economici personali in Borsa? L'ha condivisa coi vertici del Pd favorendo il suo partito di riferimento a scapito dell'ignaro Pdl? L'ha passata al direttore del suo giornale alterando il mercato editoriale e forzando l'umore dell'opinione pubblica?

Quella di Napolitano fu una porcata in tutti sensi. Simile a quelle che tentò prima, senza successo, con Gianfranco Fini, e più di recente con l'imbroglio del Letta-Alfano. Porcate per di più fallimentari. E forse per questo - non certo per riabilitare il nemico Berlusconi - De Benedetti, Monti e Prodi si sono decisi a vuotare il sacco. Stanno scaricando l'ex complice Napolitano diventato non solo inutile ma dannoso, ostinandosi a non agevolare la scalata del nuovo loro idolo Matteo Renzi. Ma all'appello mancano ancora molti tasselli di questa storia. Il ruolo nel complotto di Banca Intesa (Bazoli e Passera), del sistema finanziario europeo (Deutsche Bank), di governi stranieri (Sarkozy, Merkel, Obama), di una parte della curia italiana. Non abbiamo fretta.

E possiamo dire: noi l'avevamo detto.

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