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Renzi sfida Letta: "Decidi tu sul rimpasto ma gioca a carte scoperte"

Il segretario parla di riforma elettorale e illustra la sua proposta per il nuovo Senato: 108 sindaci dei Comuni capoluogo, 21 governatori e 21 scelti dal Presidente della Repubblica. Poi attacca: "Non ho paura di Casini e Berlusconi di nuovo insieme"

Renzi sfida Letta: "Decidi tu sul rimpasto ma gioca a carte scoperte"

È un discorso a tutto campo quello che Matteo Renzi fa alla direzione nazionale del suo partito. Il segretario del Pd non gioca sulla difensiva, anzi va all'attacco e al presidente del Consiglio rivolge l'invito di giocare a carte scoperte. Tanto da metterlo davanti a un ultimatum bruciante: "Vogliamo cambiare schema? Disponibilità totale. Se vogliamo giocare un altro schema, confermare quello attuale o dire che si va alle elezioni, possiamo differire la riflessione sul Jobs act e dedicare la direzione del 20 febbraio» a un chiarimento su questo tema". Per Renzi il rimpasto di governo resta, tuttavia, un'ipotesi che ricorda la Prima repubblica, ma deve essere Letta a decidere se è giusto e utile farlo.

Alle elezioni, osserva il sindaco di Firenze, ci sarebbe "il simbolo del Pd e do per scontato che ci sarebbero i moderati, che non vogliono stare col Pd ma nemmeno dall’altra parte una sorta di gol che valgono doppio, e una sinistra che non sarebbe da respingere". Il segretario, dunque, respinge il dibattito che si è svolto sui sondaggi e il timore che ne è nato circa un recupero del centrodestra. "È del tutto evidente che se si andasse a votare con questo sistema, il Pd dovrebbe riflettere su come posizionarsi. I sondaggi dicono che i partiti di centro che hanno deciso di schierarsi vengono conteggiati a Berlusconi. Non è così: Scelta civica si è divisa, e se anche ci si dividesse fino all’atomo, il consenso non lo porta più il leader, non si trascina dietro il suo consenso. L’elettore è molto più in grado di decidere e questa ricostruzione è superficiale".

Per Renzi il dibattito sull’Italicum "non si affronta mettendo insieme i sondaggi in base alle sigle politiche. Bisogna vedere da una parte il centrodestra, un centro che non c’è più e lo considero una vittoria per chi crede nel bipolarismo, mentre nel centrosinistra si pone il problema di come stare insieme". Il leader Pd vede alle prossime elezioni "il simbolo del Pd, e dò per scontato che accanto ci sarebbero i moderati che non vogliono stare col Pd ma nemmeno dall’altra parte, una sorta di gol che valgono doppio, e nella sinistra che non sarebbe da respingere. Il dibattito post sondaggi mi sembra parziale. La questione delle elezioni si pone a mio parere nel momento in cui siamo in condizioni di avere consapevolezza della nostra forza non di preoccuparci di come ci arrivano gli avversarti. Non mi preoccupa Casini che sta di là".

Capitolo riforme istituzionali. "Se vogliamo fare davvero la Camera delle autonomie per la conformazione storica, geografica e di politica culturale dell’Italia, deve essere incentrata più sui sindaci che sui consiglieri regionali. Ma non è una bandiera su cui imporre il verbo: si apra una discussione". "Non è in discussione la riforma del bicameralismo - precisa Renzi illustrando la sua proposta di riforma del Senato -. E non è discussione il fatto che il Senato diventi un organo con membri non eletti, senza indennità e che non dà la fiducia al governo. Sul resto per me si discute", assicura ai membri della direzione. "Abbiamo detto che il Senato non dovrà avere un costo in termini di indennità, che non sia formato con un'elezione diretta e che non voti la fiducia, che si arrivi a un monocameralismo nel rapporto tra parlamento e Governo" ha aggiunto elencando quelli che lui considera "paletti" imprescindibili. "Sul resto - ha sottolineato - possiamo discutere". Renzi ha spiegato di pensare a un Senato con 150 membri non elettivi: i 108 sindaci dei Comuni capoluogo, 21 governatori e 21 scelti dal Presidente della Repubblica tra esponenti della società civile.

"La legislazione concorrente" tra Stato e Regioni "non ha funzionato. Assumiamo i documenti del comitato dei saggi uno dei punti di riferimento, laddove si elimina la competenza concorrente - spiega il segretario Pd -. Apre un dibattito nelle Regioni ma va affrontato con decisione e determinazione". Altro punto importante, sottolinea Renzi, è fare in modo che "un consigliere regionale prenda quanto un sindaco, non un centesimo in più. È un punto centrale di credibilità, perché la riduzione dell’indennità è il primo segno efficace del tentativo di restituire autorevolezza alle Regioni".

Il segretario del Pd si sofferma anche sul ritorno di Casini nella coalizione di centrodestra: "Il centro non c’è più e lo considero una vittoria per chi tra noi crede nel bipolarismo". Renzi descrive un possibile scenario elettorale con un "centrodestra con tanti piccoli o medi partiti", il centro che però "non c’è più" e il Pd insieme ad un raggruppamento di moderati e una parte della sinistra. Non mi fa paura Casini che va di là, lo dico con molto rispetto".

Renzi dedica una riflessione anche al Movimento 5 Stelle. Le riforme messe sul tavolo dal Pd sono l’unico modo per sconfiggere "l’antipolitica" e, forse, saranno il grimaldello per fare breccia dentro il M5S. "Abbiamo una scaletta di iniziative
che può dare non solo un senso alle iniziative del Pd, ma riuscire a recuperare il rapporto tra cittadini e politica che vedrà un primo passaggio molto importante il 25 maggio. Se riusciamo, sconfiggiamo in modo efficace l’antipolitica. Se riusciremo a fare questo libereremo una parte dei prigionieri politici incastrati nel blog di Beppe Grillo e che secondo me sono pronti ad uscire".

La replica di Letta

Il presidente del Consiglio chiede a Renzi e al Pd un gioco di squadra, distinguendo tra la maggioranza di governo e quella costituente per le riforme. "Il passaggio dei prossimi giorni sarà decisivo - spiega Letta - quello che succederà alla Camera la prossima settimana determinerà la condizione per fare bene le cose. In questo senso il mio impegno c’è tutto. L’occasione che abbiamo in questo 2014 è assolutamente irripetibile e la cogliamo se il nostro partito diventa protagonista della storia di questo paese. Se siamo tutti qui è perché abbiamo l’ambizione di stare nella storia di questo paese. A nostra differenza rispetto a Grillo è che noi pensiamo che i partiti siano una comunità".

"Se siamo tutti qui - aggiunge il premier- è perché vogliamo stare nella storia. E ci stiamo, se stiamo tutti insieme. La nostra differenza rispetto a Grillo e ai grillini è che pensiamo che i partiti abbiano un senso perchè noi siamo una comunità. La mia disponibilità a lavorare perchè la comunità vinca, in squadra, c’è tutta, totale. Dobbiamo trovare le intese e la duttilità per consegnare un risultato efficace sulla legge elettorale, il mio impegno c’è tutto, è un’occasione irripetibile, se la cogliamo il Pd sarà protaqonista della storia del Paese altrimenti staremo nelle cronache piccole e secondarie".

Cuperlo: Letta bis o Renzi in campo

"Il rapporto tra il Pd e il Governo non riguarda solo noi ma la tenuta complessiva del Paese. Io chiedo a questa direzione, reggiamo così? Regge così il Paese?". Così Gianni Cuperlo, voce della minoranza del Pd, interviene nel corso della direzione del partito. L'ex presidente del Pd vede due strade davanti a sé. "Quella di una vera ripartenza, non un rimpasto, che consenta di saldare un accordo programmatico con un nuovo profilo e prestigio. Enrico Letta lo vuole fare questo sforzo? E' in grado di farlo? Se sì, si vada avanti. Se invece non ci sono queste condizioni sia il segretario del partito a prendere un'iniziativa chiara, di una in particolare si parla tanto sui giornali, che discuteremo.

Da parte mia lui troverà una piena responsabilità, nello spirito di una collaborazione vera".

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