Politica

Renzi trascina Bersani allo spareggio

 Il segretario in vantaggio col 44,4%, ma il sindaco (36,4%) se la gioca al ballottaggio. Grande affluenza: 3,5 milioni

Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi durante il voto alle primarie del centrosinistra
Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi durante il voto alle primarie del centrosinistra

Roma - Già a metà mattinata, con 980mila votanti, si era capito che il tetto previsto dei 3 milioni sarebbe stato superato. Code ai seggi, affluenza da big match, fibrillazione da risultato. Oltre 4 milioni di votanti, stima «rialzista» del comitato Renzi (2 euro a voto, 8 milioni di euro di autofinanziamento), 3,5 milioni quella più prudente. Un successo per il Pd, ma non solo, «una vittoria sull'antipolitica», ripetono molti, anche extra Pd. Dodici ore di nervi tesi per la sfida Bersani-Renzi che finiscono al ballottaggio. I dati provvisori di mezzanotte: segretario al 44,4%, sindaco al 36,4%. Si configura invece un flop per Vendola (nel tondo), fermo al 15% («Sfida impari, penalizzato dai media che hanno raccontato le primarie del centrosinistra come se fossero un congresso del Pd»).
Primarie agitate dal sospetto di «sabotaggio» pro Renzi di elettori infiltrati del centrodestra, e da qualche colpo di scena. Come l'endorsement «all'incontrario», anti-Renzi, in diretta tv, fatto dal segretario Cgil Susanna Camusso. «Ho votato per Bersani - ha detto a In mezz'ora - Se vincesse Renzi sarebbe certamente un problema, le sue proposte sul lavoro sono molto distanti dalle nostre». Un colpo basso secondo i renziani, contro cui si è azionata la potente macchina elettorale del sindacato vicino al Pd (Renzi: «Non si interviene a urne aperte, sulla tv pubblica, per dire “tutti tranne uno”»). Uno dei fondatori dell'Ulivo e del Pd, l'ex ministro prodiano Arturo Parisi, dichiara il suo appoggio al rottamatore: «Votando per Renzi ho voluto dire che in tempi come questi la scelta rischiosa non è quella per il cambiamento ma quella per l'usato sicuro». Al voto anche la moglie di Napolitano, Clio.
Non si è esposto invece Romano Prodi, vincitore delle primarie del 2005, anche se è noto il suo appoggio al sindaco di Firenze. L'ex premier, al voto insieme alla moglie in un circolo Pd di Bologna, non ha voluto «influenzare» con la sua presenza «una manifestazione di democrazia che deve avere le sue regole». Ma è certo che la grande affluenza potrà «legittimare il ruolo del partito, dargli forza, dignità». L'effetto che spera di avere anche Giorgia Meloni, candidata e sostenitrice delle primarie del Pdl, che ha fatto visita a un seggio Pd di Roma, per informarsi sulle procedure, specie quelle online.
Meno riuscite, sotto l'aspetto organizzativo, secondo Matteo Renzi che, dopo la mezza maratona, si è messo in coda per più di due ore al seggio di piazza dei Ciompi, insieme ad altre centinaia di persone, tutte in attesa. Il Pd fiorentino, ostile al rottamatore, non ha accettato il suo consiglio di allestire più seggi. Una battaglia giocata anche sui numeri, più favorevoli a Bersani in caso di minor affluenza, almeno questo era il calcolo secondo i renziani.
Al netto degli sgambetti, inevitabili, il bilancio è più che positivo. «Abbiamo scritto una pagina di bella politica» commenta Vendola. Applaude anche Tabacci, in fondo alla classifica dopo Laura Puppato, ma contento di primarie che «hanno riavvicinato la gente alla politica». Chi non applaude per nulla è Beppe Grillo, che dal blog annienta la giornata Pd come un «bromuro sociale», «l'ennesimo giorno dei morti della Seconda Repubblica, una rappresentazione senza contenuti, un'auto-celebrazione di comparse, un grottesco viaggio nella pazzia».
Vittorie facili in casa. A Bettola Bersani fa il pieno, a Terlizzi vince Vendola, a Montebelluna arriva prima la Puppato, a Firenze in testa Renzi (che stravince nel paese natale Rignano sull'Arno). Insieme a Vendola al seggio il compagno Eddy, mentre Bersani c'è la moglie, che sottoscrive lo slogan: «Mio marito? Usato serio». Il primo round è chiuso, ora, dopo un faccia a faccia dopodomani su Raiuno, tocca al ballottaggio.

Pericolosamente aperto per Bersani&Co.

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