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La resa del venditore che non aveva più soldi per pagare i fornitori

Il proprietario di un colorificio si uccide in negozio. Il biglietto: "Chiedo perdono per i conti che non sono riuscito a saldare"

La resa del venditore che non aveva più soldi per pagare i fornitori

Milano - Il cittadino comune, la persona perbene. Il commerciante che non spende più di quel che guadagna, che fa i conti giorno per giorno, ragionando su cifre che tardano a tornare, su bilanci ormai perennemente in rosso. L'uomo che, conscio della propria normalità lavora silente, senza porsi su un piedistallo, conscio di fare semplicemente il proprio dovere. E che anche quando decide di andarsene lo fa in punta di piedi, solo con la sua compagna ormai inseparabile, la disperazione. Giovanni De Diana, 51 anni, diventa così l'emblema dell'italiano travolto dalla crisi economica, dai debiti e, in particolare, dall'impossibilità a far fronte ai propri impegni, che siano la famiglia o i fornitori. Questo commerciante si è impiccato infatti domenica pomeriggio nel suo colorificio, in via Petrocchi, in zona Gorla, periferia nord est di Milano. Proprio dinnanzi a quei conti che non tornavano più si è sentito impotente. E, dopo aver manifestato su Facebook nei mesi scorsi tutto il suo malessere, ha deciso di dire basta.

Chi conosce l'uomo sa che la sua ossessione era la puntualità nei pagamenti che non esitava a controllare scrupolosamente tornando anche la domenica pomeriggio, a serrande abbassate, nel suo negozio. I fornitori, infatti, De Diana, li ha nominati persino nel suo biglietto d'addio, trovato accanto al cadavere dall'anziano padre, corso a cercarlo nel suo colorificio non appena la nuora gli ha segnalato che il figlio, in serata, non aveva fatto rientro a casa. «Chiedo scusa alla mia famiglia ma anche ai fornitori che non sono riuscito a saldare. Purtroppo guadagno ormai poco o niente e non ce la faccio più a tirare avanti».
Una dichiarazione di sconfitta che accomuna la storia di quest'uomo a quelle di tanti altri italiani e che ieri lo ha fatto assurgere a simbolo della difficile quotidianità dell'italiano sui social network. Dove, dinnanzi alle più o meno rilevanti polemiche politiche, il gesto estremo del commerciante milanese annientato dalla crisi ha preso il sopravvento su ogni altra notizia.

«Buongiorno amici! - scrive ad esempio su Twitter Magdi Cristiano Allam -. Le aperture dei giornali e dei telegiornali sono dedicate al caso del ministro dell'Agricoltura Nunzia De Girolamo per l'ennesima bega di Palazzo (...). Spazio rilevante viene anche dedicato alle traversie della première dame Valérie Trierweiler, la compagna del presidente francese Hollande, finita in ospedale da venerdì, “abbattuta e provata” dopo aver saputo di essere stata tradita. Noi invece, che ci occupiamo di noi stessi, dei cittadini comuni, delle persone che ogni giorno lavorano e faticano per guadagnarsi il pane, oggi vogliamo mettere al centro del nostro interesse la tragica vicenda del commerciante di 52 anni che si è suicidato domenica sera a Milano nel suo negozio. Ebbene diciamo ai “potenti” che spadroneggiano arroccati in un Palazzo sempre più isolato e lontano dalla gente che pure dovrebbero rappresentare, che non ce la facciamo più. (...) Basta con l'istigazione al suicidio da parte di un sistema che ci opprime con un livello di tasse tra i più alti al mondo!».

De Diana era socio di Assocolorifici, il sindacato dei commercianti in colori e vernici.

«Questo nuovo drammatico gesto estremo - ha sottolineato Mario Peserico, vicepresidente di Confcommercio - deve far riflettere tutti sulla situazione che stanno attraversando le imprese: dove si somma la durezza dell'attività lavorativa quotidiana alla preoccupazione di dover far fronte a impegni e scadenze che possono diventare pesi difficili da sostenere».

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