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La rivincita del soldato Bondi che prende a schiaffi l'ipocrisia

L'ex ministro all'attacco: "Chi prima tramava contro Berlusconi, ora esulta per lui". Da sempre bersaglio dei comici, dopo il caso Pompei diede a tutti una lezione di stile

La rivincita del soldato Bondi che prende a schiaffi l'ipocrisia

Onore al «soldato» Bondi Sandro. Da sempre bersaglio facile dei comici di regime e no, oggetto delle più disparate e disperate vignette satiriche o vagamente tali, il fedele scudiero di Silvio Berlusconi, che nessuno si è mai preso la briga di difendere quando è finito sotto accusa, ma che, al contrario, ha dato lezioni di stile, perché non ha mai esitato a farsi da parte appena ha avvertito la minima contestazione sul suo operato, ha deciso in queste ore di abbandonare la sua proverbiale prudenza e di ribellarsi. Di ribellarsi all'ipocrisia spudorata di certi cortigiani del Cavaliere e di parlare chiaro e forte. Con toni che rispecchiano lealtà e coerenza, una volta di più, ma non sono proprio nelle corde della sua voce come quando sussurra e declama le poesie che ama comporre.

Lo sfogo di Bondi lo hanno raccolto ieri i colleghi del Corriere della Sera con un'intervista il cui passaggio più significativo si ritrova nella risposta alla domanda: «È pur vero che nel volgere di qualche ora (dopo la decisione di Berlusconi di tornare in campo, ndr) decine di parlamentari del Pdl si sono affrettati di gran corsa al risalire sul carrozzone». Di seguito la sua risposta che vi riportiamo testualmente: «Me ne sono accorto e ho osservato tutto tra divertimento e tristezza. Persone che per lunghe settimane sono rimaste in silenzio per non esporsi, altre che nella penombra del Transatlantico sono arrivate persino a tramare contro, ora sono lì a spellarsi le mani e a gridare evviva...». Colpi di sciabola che il fedele scudiero abituato a presentarsi low profile si è sentito, in obbligo di menare per ristabilire la verità.

Forse perché ristabilire la verità, in un delicato passaggio politico come questo, lo riporta con il pensiero agli esordi, quando si occupava di curare la corrispondenza personale di Berlusconi, svolgendo a tutti gli effetti l'incarico di suo segretario particolare e quando in occasione della campagna elettorale del 2001 venne incaricato di coordinare la stesura di Una storia italiana, un libro fotografico sulla vita pubblica e privata del Cavaliere poi inviato, come omaggio elettorale in vista delle successive consultazioni, a tutte le famiglie italiane. Legame a filo doppio e fedeltà. Al punto che Bondi si fa carico di ricambiare la fiducia di Berlusconi con pubbliche esternazioni di lealtà e amicizia e componendo per lui poesie che - e qui le battute ironiche, gli attacchi, le prese in giro dei comici si sono sprecate - ha avuto persino l'arditezza di recitare in alcuni programmi televisivi.

Quanto alla politica militante ecco che nella campagna elettorale per le elezioni regionali del 2005 il «soldato» di Fivizzano (con trascorsi da militante del Partito comunista, pensate un po') si occupa della comunicazione del partito e, nello stesso anno viene nominato coordinatore del movimento forzista. Piccolo salto in avanti per arrivare a sottolineare la sua quasi cocciuta, esagerata correttezza.

Da ministro dei Beni culturali (incarico che ha ricoperto dal maggio 2008 al marzo 2011) si dimette, anche se c'entra poco o nulla, in seguito alle polemiche per il crollo (novembre 2010) del muro di una domus a Pompei. Una parola tira l'altra e, all'interno del partito i salgono i mugugni. In gioco c'è anche la sua credibilità come coordinatore nazionale del Pdl. E lui che fa? Si dimette dall'incarico il 30 maggio 2011 all'indomani della sconfitta del partito alle elezioni amministrative ma le dimissioni vengono respinte al mittente dallo stesso Silvio Berlusconi. Scena praticamente in fotocopia il 22 maggio di quest'anno dopo la pesante sconfitta del Pdl e di tutto il centrodestra alle amministrative: Bondi ripresenta per la seconda volta le dimissioni da coordinatore nazionale (anche e soprattutto dopo gli attacchi di alcuni giornali di centrodestra) ma ancora una volta Berlusconi e il segretario del partito Angelino Alfano, le respingono.

E il «soldato», fido quanto bersagliato, torna nell'ombra.

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