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La rivolta degli imprenditori: «Un governo per farci lavorare»

Il primo aprirà in Italia (a Milano, per l'esattezza) nel 2014, ma sarà solo l'inizio: poi arriveranno Germania, Austria, Gran Bretagna, Finlandia, Irlanda, Olanda, Norvegia, Svezia... E insomma ne sorgeranno 150 nell'arco dei prossimi dieci anni. Ma niente mobili componibili, librerie Billy o «storiche» poltrone Poang o tv di ultima generazione inglobate nella consolle, bensì un modo tutto nuovo di concepire l'arredamento degli spazi e di contenere ulteriormente i costi. E quindi prezzi bassi, clientela giovane (molti viaggiatori), check in e out rapidi, connessione veloce a internet, dalle 150 alle 300 stanze per ogni struttura e (pare) ottime colazioni. Saranno così concepiti i nuovi hotel low cost (a 3 stelle), i Moxy Hotel, «firmati» Ikea (il colosso svedese dei mobili) e Marriott (il gruppo alberghiero americano). Proprio ieri, nel corso di una conferenza stampa a Berlino, i vertici delle aziende hanno annunciato la milionaria alleanza (una controllata di Ikea investirà nel progetto 500 milioni di dollari) mentre, proprio ieri, l'impero fondato da Ingvar Kamprad era anche alle prese con l'ennesimo scandalo alimentare e comunicava il ritiro, dalle pasticcerie dei suoi punti vendita in 23 Paesi, delle torte di mandorle e cioccolato «contaminate da batteri fecali».
La batosta ha un po' adombrato il trionfo nella stessa giornata. Mentre a Berlino il presidente di Marriott Europa, Amy McPherson, snocciolava orgolgioso progetti e obiettivi: «Il nuovo brand spingerà la crescita di Marriott in Europa con l'obiettivo di raggiungere le 80.000 stanze nel 2015».
Dal canto suo, Ikea, prevede una crescita annua del fatturato del 10% per arrivare a un cifra tra «45 e 50 miliardi di dollari» nel 2020. Come ha spiegato Mikael Ohlsson, amministratore delegato del gruppo svedese: «Abbiamo raddoppiato le nostre dimensioni ogni 8-12 anni», ha detto il manager in un'intervista con Le Figaro, aggiungendo che saranno investiti «15 miliardi di euro per aprire 20-25 punti vendita ogni anno». Queste nuove aperture «aggiunte agli attuali 298 negozi permetterà di aumentare il giro d'affari del 10% annuo, per arrivare nel 2020 a una cifra tra 45 e 50 miliardi di euro». Il programma di investimenti messo in campo non «è mai stato così elevato» con 400 milioni di euro per il 2013 per 80 negozi. «Lo scorso anno abbiamo accettato di ridurre i nostri margini per abbassare i prezzi dello 0,8% malgrado l'aumento delle materie prime». Torte e polpette permettendo..

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