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La rivolta del San Raffaele finisce sul tavolo del governo

La nuova proprietà ha cercato un contatto con i vertici dell'università ma senza successo. E ora aspetta la mediazione del ministro Profumo 

La rivolta del San Raffaele finisce sul tavolo del governo

Due documenti drammatici. Due visioni opposte del sapere. Due mondi che si scoprono incompatibili. È scontro, scontro aperto dentro l'università Vita-Salute dove la vecchia guardia, quella dei fedelissimi di don Verzè, non vuole cedere il passo ai professori che vorrebbero voltare pagina. Raffaella Voltolini, appena nominata presidente del cda dell'ateneo, scrive parole infuocate facendosi scudo del testamento di don Verzè, la Giunta di presidenza di Medicina, il cuore dell'istituzione, le risponde punto per punto rispedendo il messaggio al mittente. Fra i Sigilli, che hanno accompagnato il sacerdote veronese per una vita, e il corpo docente, particolarmente quello di Medicina che è un po' la vetrina del San Raffaele c'è una distanza ormai incolmabile. Sullo sfondo, naturalmente, le peripezie e i disastri di un ospedale che è diventato nel tempo un vero e proprio marchio di eccellenza della sanità italiana e ora rischia di essere travolto da debiti, scandali, ruberie.

Oggi il complesso è nelle mani di Giuseppe Rotelli e del suo gruppo e proprio nei giorni scorsi, per venire fuori dagli scogli dei debiti arrivati alla vertiginosa cifra di 1,5 miliardi di euro, Rotelli ha dato il via a un piano di tagli che passa anche attraverso 244 dolorosissimi licenziamenti. Ma la vecchia classe dirigente, quella che ha condiviso con don Verzè le glorie della fama internazionale e ha poi assistito al declino, quasi un tonfo, di quel modello, fra arresti e suicidi, non ha ammainato le vele. Invece di congedarsi, come capita nel bene o nel male quando una stagione finisce, combatte fra le cattedre e i banchi di quella che solo apparentemente è una provincia dell'impero.

Il 24 ottobre Raffaella Voltolini è diventata presidente del cda, sconfessando tutte le istanze di rinnovamento avanzate da docenti e studenti. E nel suo discorso di insediamento rivendica la continuità con l'esperienza precedente. «Oggi - afferma Voltolini - vengo chiamata ad assumere un incarico che, benché preconizzato, anzi, voluto e chiesto da don Luigi in via testamentaria, non è certo uno di quelli che può far sentire in qualche modo degno o meritevole. È un compito onerosissimo». Concetti,come si vede, espliciti. Al di là dei toni c'è al volontà di andare avanti. Comunque. Quasi di fermare il tempo.

Una scelta che la Giunta di presidenza di Medicina respinge all'unanimità: «Il fatto che la carica di vertice di un'istituzione accademica che propugna valori e contenuti di libertà decisionale e metodologie meritocratiche venga trasferita per via testamentaria, quasi in linea ereditaria, è inaccettabile, soprattutto in un'istituzione che iscriva altri valori nel Dna dell'insegnamento da proporre ai suoi studenti». Alla monarchia più o meno costituzionale dei Sigilli, che hanno incoronato Raffaella Voltolini come presidente e Antonio Scala, per un quarto di secolo docente di chimica alla Statale, come rettore, il corpo insegnante replica inneggiando alla repubblica costruita sulla libertà e sul talento.

Senza però perdere di vista quel che è successo. I professori sanno benissimo che il nuovo padrone dell'ospedale semisommerso dalle perdite è Giuseppe Rotelli che non è un cavaliere bianco, ma un imprenditore entrato in un campo delicatissimo. Nessuno vuole osannarlo, ma nemmeno demonizzarlo. E però la Voltolini parla apertamente del rischio che la nave naufraghi, imbastardendosi. Per la Giunta «questo atteggiamento non è più accettabile da parte della comunità accademica». Non basta. «È del tutto chiaro - si legge nel documento che circola in università - come l'attuale leadership del nostro ateneo sia stata incapace di condurre in porto la trattativa per una imprescindibile piena collaborazione con la realtà ospedaliera in cui noi tutti operiamo». Insomma, la bocciatura è definitiva, come si comprende dalle ultime righe del testo. «Questa leadership dovrebbe lasciare ad altri il compito di traghettare questo ateneo nel futuro, liberandolo dalle scorie del passato che, se da una parte ha creato il San Raffaele, con l'eccellenza che la nostra istituzione rappresenta, dall'altra rischia di impedirne il rilancio».

Come si vede, la rottura è insanabile Il cda, il vecchio che si fa nuovo, resiste come una testuggine. Il corpo docente cerca una via d'uscita a una situazione che non piace a nessuno. Il preside di medicina, Massimo Clementi, e i presidenti dei corsi di laurea hanno stabilito di andare avanti con l'insegnamento, per non creare problemi agli studenti già disorientati dia troppi temporali, ma hanno anche deciso di rimettere il loro mandato nelle mani di Francesco Profumo. Si aspetta solo l'incontro con il ministro per formalizzare il passo indietro. Anche i medici specializzandi sono sul piede di guerra e hanno messo sulla carta le loro inquietudini: «Pur non essendo di nostra competenza la scelta delle figure istituzionali, riteniamo che le recenti decisioni mettano a rischio il percorso formativo dell'Università Vita-Salute San Raffaele». Rotelli, fra le altre cose primo azionista, sia pure fuori patto, del Corriere della sera, ha cercato un contatto con i vertici dell'ateneo, ma, a quanto pare, senza risultato. Si aspetta Profumo. E il suo tentativo di mediazione.

(2. fine)

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