Politica

Il rottamatore umilia governo e alleati di Letta

Renzi liquida Fassina: "Chi è?". E smentisce il premier sullo spread ("sceso grazie a Draghi"). "Le unioni gay? Sulla famiglia non mi faccio scavalcare da Alfano"

Il rottamatore umilia governo e alleati di Letta

Sette giorni per avere risposta «da tutti i partiti» sulle sue tre proposte di legge elettorale. E guai ad usare strumentalmente il dossier unioni civili come «arma di distrazione di massa» per rallentare la corsa della riforma del Porcellum: Matteo Renzi continua a dettare l'agenda alla politica italiana e a non lasciare alibi al governo Letta, e tanto meno agli alleati del Nuovo centrodestra, gli alfaniani che annaspano, travolti dal ciclone messo in moto dal nuovo segretario Pd.

Che ieri ha convocato a Firenze la segreteria (oltre cinque ore di riunione in trasferta, e toccherà farci l'abitudine: «È normale fare appuntamenti anche fuori Roma e andremo anche in altre città, soprattutto dove si vota alle prossime amministrative visto che si voterà in circa 4mila Comuni», annuncia serafico) e poi - a sorpresa, perché aveva annunciato che le conclusioni per i giornalisti arrivati in massa nel capoluogo toscano le avrebbe tirate Debora Serracchiani - tiene una conferenza stampa. E spiega che sulla legge elettorale si andrà a passo di marcia, e che sarà lui a dirigere il traffico, altro che «mediazioni» di Enrico Letta. «In tre giorni si sono fatti passi in avanti che non si erano fatti in tre anni», spiega, «la nostra presa di posizione costringe tutti a dire la propria e mi pare che lo stiano facendo tutti i partiti. La prossima settimana si dovrà tirare la rete e poi partire con la procedura parlamentare». Si farà «di tutto» perché entro gennaio la Commissione affari costituzionali della Camera licenzi un testo, e a febbraio l'aula potrebbe vararla. E Renzi sottolinea come «gli appelli a Grillo siano sostanzialmente inutili», ma che la storia è diversa per i suoi parlamentari: l'accelerazione sulla legge elettorale li ha chiaramente messi in difficoltà, e per loro sarà dura negarsi al confronto per archiviare il Porcellum: «Non va sottovalutata la loro discussione interna».

A chi gli obietta che trovare un accordo innanzitutto nella maggioranza, con gli alfaniani, non sarà così facile, visto che Ncd fa le barricate contro il pacchetto renziano sui diritti (lui li chiama «doveri») civili, a cominciare dalle unioni gay, Renzi replica secco: «Se l'unico problema con Alfano è quello delle unioni civili, fatemi dire che è andata di lusso. Sulla famiglia non mi farò certo scavalcare da Alfano e Giovanardi». Poi l'affondo: «I governi da loro partecipati hanno azzerato il fondo per la famiglia». E su certi argomenti, soggiunge, «mi aspetto coerenza».

Ma se Alfano e i suoi continuano ad avere il ruolo del punching ball, il segretario Pd non risparmia certo colpi a Letta. E - sotto sotto - neppure a Napolitano e alla sua strenua difesa della «stabilità». Certo, «l'equilibrio serve, ma è come andare in bici: se stai fermo, non c'è equilibrio che tenga», si cade. L'unico «equilibrio» dunque è pedalare. A Letta, che ha rivendicato il merito dell'abbassamento dello spread, manda a dire che per carità, sia lui che Monti hanno contribuito, ma il merito «fondamentale» è di un altro «condottiero», quel Mario Draghi con cui il sindaco di Firenze ha costruito negli ultimi mesi un rapporto che i suoi definiscono «molto buono». E la famosa «ripresa» avvistata dal governo c'è, ma «prescinde da noi», sono altri i Paesi, Usa in testa, che «hanno ripreso a correre».

Di rimpasto non vuol sentir parlare, e liquida con una battuta gelida («Fassina chi?») le domande sul tema sollevato dal viceministro dell'Economia (che replica dimettendosi all'istante). Il sindaco sa bene che è in atto una manovra (avallata da Letta e Franceschini) per cercare di trascinarcelo, e imbrigliarlo nei riti della vecchia politica spingendolo a mettere uomini suoi nell'esecutivo, trasformandolo in governo Letta-Renzi. Ma lui non ci pensa per nulla, pur dando giudizi assai pesanti sull'operato di molti dei ministri. Continua a ribadire la sua linea: il governo durerà, a patto che «faccia» e che «risolva i problemi degli italiani».

Altrimenti, si tiene ben aperta la strada per il voto a maggio, insieme alle Europee.

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