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Ruby Bis, via all'offensiva contro il Cav

Nelle motivazioni della sentenza si legge che Berlusconi è indiziato "di corruzione in atti giudiziari". Con lui anche i suoi legali e alcune ragazze

Ruby Bis, via all'offensiva contro il Cav

Silvio Berlusconi rischia di essere indagato per corruzione in atti giudiziari. Lo si legge nelle motivazioni della sentenza del processo Ruby 2, nelle quali si ipotizza il reato non soltanto per il Cavaliere, ma anche per i suoi legali, Niccolò Ghedini e Piero Longo e per alcune delle ragazze ospiti ad Arcore.

Il Cavaliere è "gravemente" indiziato, spiegano le motivazioni della sentenza, perché "soggetto che elargiva il denaro e le altre utilità" alle testimoni. Nel testo si ricostruisce quanto avvenuto in una riunione tenutasi ad Arcore il 15 gennaio 2011, quando - dopo una perquisizione - molte ragazze vennero convocate.

"I soggetti partecipanti alla riunione - scrivono i giudici - e, quindi, anche tutte le ragazze, sono gravemente indiziati". I due legali di Silvio Berlusconi, presenti anche loro, vengono citati "in qualità di concorrenti". In una nota congiunta hanno definito "totalmente sconnesse dalla realtà e dai riscontri fattuali" quanto scritto nelle motivazioni.

Il reato di corruzione in atti giudiziari riguarderebbe anche Ruby e il suo legale, Luca Giuliante, che si sarebbe interessato "ai vari pagamenti in contanti e bonifici", ricevuti "periodicamente". Per i due ipotizzato anche il reato di rivelazione di segreti inerenti a un procedimento penale, per "l'interrogatorio" a cui la marocchina fu sottoposta nella notte del 6 ottobre 2010, davanti al legale, a Lele Mora e a "un emissario".

Secondo i giudici di Milano la El Mahroug fu responsabile di "possibile contaminazione probatoria", rendendo "pubbliche dichiarazioni" prima della deposizione.

Le motivazioni della sentenza hanno anche sottolineato la "ricorrenza" di "frasaggi identici" nella deposizione delle ragazze sentite come testimone, che hanno reso in aula "dichiarazioni perfettamente sovrapponibili", utilizzando anche un "linguaggio non congruo rispetto alla loro estrazione culturale".

Emilio Fede e Lele Mora agirono "costantemente in tandem", allo scopo di "procurare a Silvio Berlusconi ospiti di suoi gradimento". Le cosiddette "pentite" (Ambra Battilana, Chiara Danese e Imane Fadil) - si legge nelle motivazioni - hanno sofferto per la "partecipazione" alle serata di Arcore.

Un fatto che motiva "il riconoscimento del danno".

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