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Sì a indulto e amnistia ma non per il Cav È scontro a sinistra

La proposta del Pd Manconi annulla anche le pene accessorie, ed è polemica Da martedì il dibattito in commissione Giustizia al Senato: tre ddl in campo

Sì a indulto e amnistia ma non per il Cav È scontro a sinistra

Per amnistia e indulto chiesti da Giorgio Napolitano nel suo messaggio alle Camere, il Palazzo si mette al lavoro.

Ma le forze politiche già si scontrano sul «fattore-B»: avrà o no benefici dai provvedimenti di clemenza Silvio Berlusconi, condannato definitivamente a 4 anni per frode fiscale (che ha un tetto di 6 anni)?

Normalmente, i provvedimenti di clemenza includono reati con una pena massima di 3-4 anni. E così il Cav sarebbe fuori. Tutto dipenderà, naturalmente, da come saranno scritte le norme. E dall'atteggiamento del governo.

L'iter parlamentare inizierà martedì prossimo, nella commissione Giustizia del Senato, dove il 15 marzo sono stati presentati due ddl a firma Compagna (Pdl) e Manconi (Pd).

Ieri ne è arrivato un terzo, più utile al leader Pdl. Quello dei Responsabili, che include reati con pena massima a 6 anni e indulto per condanne fino a 5 anni. Lucio Barani (Gal) spiega. «Ho usato la logica di aumentare di 2 anni l'amnistia del '90 e l'indulto del 2006, visti i 23 anni di latenza e il messaggio di Napolitano».

Il segretario del Pd Guglielmo Epifani ha già chiesto cautela, preoccupandosi di tener fuori Berlusconi dagli atti di clemenza, che «non devono riguardare reati già esclusi in passato». Quelli fiscali, s'intende.

Ora Matteo Renzi dice di condividere «la prudenza» del Pd: «Amnistia e indulto hanno senso alla fine di un percorso di riforma della giustizia».

Tutti sanno che per essere accettabili (e serve il consenso dei tre quarti) le leggi di clemenza dovranno camminare insieme a norme strutturali, come «messa in prova» e reclusione domiciliare alternative al carcere, depenalizzazione e riforma della recidiva.

«L'atto di clemenza - dice il ministro della Giustizia, Anna Maria Cancellieri - non è mai un atto di debolezza ma di forza. Con una seria riforma dell'ordinamento penitenziario, amnistia e indulto consentiranno una svolta per il Paese». La Guardasigilli avrà giovedì a Montecitorio un'audizione nella commissione Giustizia, che prepara per fine mese una relazione da presentare all'aula su tutte le misure strutturali sollecitate da Napolitano per ridurre la popolazione carceraria. Giovanni Tamburrino, direttore dei penitenziari, ribadisce che amnistia e indulto non riguarderanno i «corruttori», i reati di «colletti bianchi» e di evasione fiscale: un migliaio di casi sui 64.500 detenuti.

Anche Piero Longo, legale del Cav, ritiene «difficile» che abbia vantaggi. Fatto sta che già in uno dei ddl in Senato, quello di Compagna, si prevede l' indulto per le pene accessorie legate a condanne già condonate. È il caso di Berlusconi, che ha 3 dei 4 anni della condanna coperti da indulto. Se passasse questo testo, salterebbe l'interdizione dai pubblici uffici. Manconi, invece, precisa che la sua proposta esclude chi ha già beneficiato del condono del 2006. E ammette che nel Pd ci sono «perplessità» sul messaggio di Napolitano. «Il caso Berlusconi non sia scusa per non fare oggi quello che bisognava fare ieri», raccomanda Enrico Buemi (Psi).


I grillini, saliti al Quirinale con il loro «piano carceri», dicono per anche per il presidente della Repubblica amnistia e indulto sono «l'extrema ratio».

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