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Salari più alti? Ci sono ancora troppi ostacoli

I nemici da combattere: la bassa produttività e i compensi fissati a livello nazionale

Salari più alti? Ci sono ancora troppi ostacoli

Le statistiche delle retribuzioni medie annue in Europa riferite al 2009 per le imprese con più di dieci dipendenti di Eurostat che pongono l’Italia molto dopo l’Olanda, la Germania, il Belgio, la Francia, ma anche dopo la Spagna e la Grecia hanno fatto molto chiasso, portando a lamentazioni che sfociano nella richiesta di aumenti retributivi o di riduzione dei carichi fiscali sul lavoro.

Questa statistica europea era sconcertante. Ci dava un altro spread negativo, in Europa, oltre a quello del debito pubblico. E poteva far supporre che la nostra industria si regge sul mercato internazionale solo perché pratica il dumping retributivo. Il lavoratore italiano percepiva solo 23.500 euro annui mentre quello greco ne ha ben 29.000, quello spagnolo 25.500. Solo il lavoratore portoghese stava peggio del nostro nel 2009 con 17.000 euro mensili. Gli olandesi guidano la graduatoria con 44.400 euro, i tedeschi sono a quota 41.000, i belgi a 40.000, gli irlandesi e finlandesi a 39.000, i francesi e gli austriaci a 33.000.

Ma adesso l’Istat informa che la statistica era fatta male, perché i dati dell’Italia nella tabella che ha scatenato il putiferio riguardano il 2006, tre anni prima e quindi non sono comparabili con i dati degli altri Stati che si riferiscono al 2009. Utilizzando i dati italiani del 2009 che lo stesso Eurostat presenta in altre sue statistiche l’Italia supera ampiamente la Grecia e la Spagna e si posiziona nella media europea. Il fatto che Eurostat abbia avvertito in una nota a margine della tabella incriminata che le cifre dell’Italia riguardano il 2006 non giustifica minimamente la sua goffaggine. Infatti la smentita dell’Istat nasce dal riferimento ad altre tavole statistiche dello stesso Eurostat, che sono antecedenti o contemporanee a queste.

Non siamo la pecora nera d’Europa e invece qualche pecora nera si annida negli uffici europei. Rimane però vero che le retribuzioni greche risultano per il 2009 sensibilmente superiori a quelle spagnole e a quelle portoghesi. Il fatto che nel 2009 sia i salari medi annui greci fossero più alti che quelli spagnoli di un buon 10% e di quelli portoghesi addirittura del 70% è un importante argomento per capire i guai della Grecia. Infatti la Grecia, con le sue paghe eccessive, nel settore privato e nel pubblico impiego si è ridotta in stato pietoso: chi troppo vuole nulla stringe, finisce in un mare di debiti pubblici e privati.

Ciò precisato rimane vero, purtroppo, che in Italia le retribuzioni medie lorde annue sono inferiori a quelle di vari Paesi industriali europei con cui ci vorremmo confrontare, come la Germania, l’Olanda o la Finlandia. Ma non è vero che ciò dipende dall’eccesso dei contributi sociali. Infatti mentre l’Italia è al vertice dell’onere fiscale e contributivo in percentuale sulla retribuzione annuale rispetto a Regno Unito, Germania, Francia e Spagna, si trova a un livello inferiore alla Germania e alla Francia nel calcolo per costo del lavoro orario. E comunque il divario per la percentuale del cuneo fiscale riferita alla retribuzione annua, fra Italia e Francia è molto piccola. Con la Germania è maggiore, ma non spiega il differenziale nel costo nel guadagno, che rimane notevole anche per il salario netto. La spiegazione sta soprattutto nel fatto che, nel settore privato, non è cresciuta o è aumentata di poco la produttività, mentre essa, in Germania, dopo anni di stasi, con la riforma del mercato del lavoro è aumentata, in misura molto rilevante. La causa dei salari bassi sta nella bassa produttività e questa dipende dal fatto che i salari sono fissati a livello nazionale in modi uniformi e non tengono conto delle diverse produttività aziendali e personali. Se poi tralasciamo le statistiche del settore privato e guardiamo quelle del settore pubblico vediamo che le ore di effettivo lavoro sono molto basse. Da ciò si desumono tre conclusioni.

La prima è che le cose in Italia non vanno così male come si afferma, sulla base di spread spesso fasulli; che potrebbero andare meglio, con più benessere per tutti, se si facessero contratti di lavoro a misura delle persone e non con rigidità burocratica, come sin qui si è fatto; che anche le retribuzioni pubbliche potrebbero essere migliori, se la pubblica amministrazione fosse resa più efficiente, riducendo il personale e privatizzando.

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