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Sanità, Formigoni ribatte: "Querelo la toga che parla coi giornali e non con me"

Il presidente della Regione Lombardia, nel mirino dei pm milanesi con accuse di corruzione e finanziamento illecito, si difende: "Solo una montatura, c'è chi vuole gettare fango"

Sanità, Formigoni ribatte: "Querelo la toga che parla  coi giornali e non con me"

Presidente Formigoni, lei ha parlato di fango e manovre torbide. Chi è secondo lei il manovratore?
«Stamattina (ieri per chi legge, ndr) un quotidiano che si chiama Corriere esce con una notizia. Questa notizia è falsa».

Non è vero che lei è indagato per corruzione e finanziamento illecito?
«Formigoni non ha ricevuto alcun avviso di garanzia e non è indagato. Perché hanno pubblicato questa notizia falsa? Per gettare fango e discredito sul presidente della Regione Lombardia. Da mesi mi vengono lanciate accuse e calunnie, false e infondate. Si tratta di una vera operazione militare condotta contro Formigoni e il centrodestra, per abbattere il governo più importante retto dal centrodestra, dopo che sono riusciti ad abbattere il governo Berlusconi».

Vuole spiegare ai lettori quali sono i suoi rapporti con Daccò?
«Conosco Daccò da 15 anni, sono stato suo ospite per alcuni weekend su una barca che in realtà era di Antonio Simone, non di Daccò. In genere in questi weekend erano a bordo o Simone o Daccò o loro familiari e amici. Altro che una barca a disposizione di Formigoni! Io sono sempre stato ospite».

E le vacanze ai Caraibi?
«Sono stato in vacanza due volte nei Caraibi insieme a tanta altra gente, in gruppi vasti di 15 o 20 persone, pagandomi sempre da me la mia quota».

E perché Daccò dice di averle pagato le vacanze?
«È proprio ciò che io metto in dubbio. Sono due quotidiani, Repubblica e Il Fatto, che pubblicano verbali secretati in cui Daccò direbbe questa cosa qui. Ma io metto in dubbio che Daccò abbia fatto queste dichiarazioni, perché non corrispondono a verità. Secondo me Daccò non ha detto quelle falsità. Questo è il motivo per cui ho querelato Repubblica e il Fatto. Al Corriere ho detto che la notizia è falsa, e poiché so che il direttore è persona di rispetto, mi attendo la smentita».

Prendersela con la stampa non è un modo di fuggire la questione?
«Io non me la prendo con la stampa! Chiedo alla stampa di smentire le falsità. Se non smentiscono, querelo e chiedo i danni. Questo è l’ultimo diritto rimasto a un cittadino, sia egli un cittadino qualunque o il presidente della Regione. Insisto: la magistratura non ha in corso alcuna indagine nei miei confronti».

E se ci fosse davvero un’indagine a uno stadio in cui non è ancora necessario l’avviso di garanzia?
«Lei mi sta dicendo che c’è un magistrato di Milano che sta indagando su di me e che non lo dice a me ma al Corriere della Sera? Mi dica il nome del magistrato e io lo querelo. Sarà un processo modello. Lei avanza questa ipotesi, io invece non credo che ci sia un magistrato di Milano che viola così gravemente la legge. Se c’è mi difenderò contro di lui».

Ha ricevuto telefonate di solidarietà dai vertici del Pdl e della Lega?
«Ho ricevuto tantissime telefonate e sms, sia a me sia attraverso la segretaria. Amici e parlamentari sono in rivolta, anche attraverso le agenzie, contro questo sciacallaggio vergognoso. La gente si è ormai resa conto che sono tutte menzogne, una mostruosa montatura. D’altra parte, come tutti sanno, la sanità lombarda è la migliore d’Italia, l’unica in pareggio e senza debiti. Riceviamo dallo Stato meno soldi di tutti gli altri. Qualcuno vuol far credere che siamo corrotti mentre invece non sarebbero corrette le regioni che hanno debiti per miliardi di euro e li fanno pagare ai cittadini? Ormai non ci crede nessuno alla favola che siamo efficienti ma corrotti».

È dispiaciuto, pentito, pensa che ci sia qualcosa per cui chiedere scusa?
«Assolutamente no. Sono arrabbiato, anzi malinconico per il livello di degrado a cui stiamo assistendo in questi mesi, per gli attacchi vergognosi che vengono condotti fondandosi sul nulla. Attacchi che non risparmiano neppure il presidente della Repubblica».

Ha detto di essere disponibile alle dimissioni se venissero confermate le accuse...
«No. Solo nel caso in cui le accuse venissero dimostrate. E io ripeto che non ho tratto vantaggio dall’amicizia con Daccò né lui dall’amicizia con me. Non riusciranno mai a dimostrare l’accusa perché è falsa».

Ha già pensato alle prossime vacanze?
«Andrò in un convento del Dodicesimo secolo in Anatolia... No. Non ho pensato alle mie vacanze.

Onestamente ci penso sempre all’ultimo o al penultimo minuto».

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