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Schiaffo a Berlusconi: non può neanche votare

L'opera di distruzione non si placa. Non solo Berlusconi non sarà candidabile per effetto retroattivo (cosa senza precedenti) della legge Severino. Da oggi gli è negato pure il diritto di voto. Eppure il Cav resta centrale nella vita politica italiana

Schiaffo a Berlusconi: non può neanche votare

Avanti tutta. L'opera di distruzione di Silvio Berlusconi non si placa. Ieri sera la corte Costituzionale ha confermato la pena accessoria di due anni di sospensione dei diritti civili e politici (sentenza diritti Mediaset). Non solo Berlusconi non sarà candidabile per effetto retroattivo (cosa senza precedenti) della legge Severino. Da oggi al presidente Berlusconi è negato pure il diritto di voto. Eppure non è finita. Il Cavaliere resta centrale nella vita politica italiana, alla faccia del presidente Napolitano che ieri ha fatto sapere che non si farà tirare per la giacca né sul caso giudiziario di Berlusconi né sulla possibilità di lasciare anticipatamente il suo incarico, per esempio subito dopo l'approvazione della nuova legge elettorale. In punta di principio l'affermazione è corretta. La Costituzione italiana affida solo a lui alcune decisioni. Quello che invece sorprende è la durezza, al limite dell'arroganza, nel non voler ascoltare più il Paese, ammesso che in passato ciò sia accaduto. Ormai è un presidente scollegato dalla realtà, come dimostra la sua continua caduta nei sondaggi sulla fiducia degli italiani.
Famosa fu la sua frase: «Non ho sentito nessun boom», commentando con astio l'incredibile vittoria grillina nelle elezioni siciliane, antipasto di ciò che accadde poi a livello nazionale. Reagì alla domanda di cambiamento imponendo al Paese un governo illegittimo via l'altro, attraverso manovre di palazzo ancora oggi poco chiare. Non ha voluto saperne di fare sentire la sua voce quando si stava per compiere il berlusconicidio per via prima politica (il golpe Monti) e poi giudiziaria.
Ora Napolitano non vuole neppure prendere in considerazione il «boom» del popolo di centrodestra che reclama l'agibilità politica del suo leader per le elezioni europee. Si tappa le orecchie, il presidente, insultando così non solo il Cavaliere ma milioni di italiani dei quali dovrebbe essere presidente. Non tocca a me dire se può fare qualcosa, ma sicuramente deve rispettare anche noi. O almeno non mostrare insofferenza e disprezzo per voci libere e pacifiche che non vogliono sovvertire le istituzioni con violenza o imbrogli, ma avere giustizia.
Ancor più che il suo voluto immobilismo, mi preoccupa il suo astio. Le migliaia di cittadini che stanno firmando il nostro civile appello-testimonianza (in due giorni oltre ventimila) non sono persone di serie B. Meritano rispetto e ascolto. Per usare la sua frase preferita, «è scritto nella Costituzione».

Non farlo è avallare la tesi che siamo in mano a un arbitro di parte, di un comunista mai pentito che vuole vendicarsi di essere stato sconfitto dalla storia.

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