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Lo sciopero svuota le culle: non sono nati mille bimbi

Lo sciopero svuota le culle: non sono nati mille bimbi

Le nascite si fermano. Per un giorno, causa sciopero, in questa maledetta catena di montaggio chiamata Terzo millennio in cui si calcola la vita manco fosse un treno da rincorrere, senza destinazione. Ieri non si sono fermate le contrazioni delle mamme, nemmeno le acque che si rompono e le urla di dolore. Ma le mani di medici e ostetriche. Secondo le stime, circa 1.100 bambini non sono venuti alla luce, certo sarà solo questione di ore, tutto rallentato come in una giornata di neve in cui si resta bloccati. In tanti vedranno l'alba con un poco di ritardo, qualcun altro magari con meno anticipo e un taglio cesareo ritardato.
Per protestare martedì si sono fermati quindicimila professionisti del settore; la Federazione sindacale medici dirigenti (Fesmed) dichiara che «il 90 per cento dei dottori del servizio sanitario nazionale hanno aderito allo sciopero», abbandonando forcipi e forse anche giuramenti. C'erano solo i colleghi precettati per garantire le urgenze e le prestazioni indifferibili».
I camici bianchi chiedono prima di tutto che vengano messi in sicurezza i punti nascita, dando seguito a un piano approvato già dal 2010 che non è mai diventato realtà. Insomma strutture più moderne. E che si intervenga per mettere un freno al contenzioso medico-legale ma anche alle assicurazioni per il rischio professionale, che hanno ormai costi proibitivi, arrivando anche, come denunciano isindacati e le stesse società scientifiche, a polizze da 20-30 mila euro l'anno. Per i ginecologi e le ostetriche, l'aumento del contenzioso medico legale, avvenuto negli ultimi anni, è diventato «insostenibile» e per questo chiedono che il prossimo governo o adotti subito dei provvedimenti. Impossibile calcolare quante visite e parti siano «slittai» ieri. Solo all'ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina, la storica «culla di Roma», l'adesione alla protesta è stata totale. A Palermo intanto manifestavano i camici bianchi.
A poche settimane dal voto, infatti, gli operatori sanitari vogliono sollecitare il mondo politico a prendere atto dei problemi della categoria e a intervenire di conseguenza. «Palermo é l'unica sede nazionale dove si organizza questo sciopero – ha spiegato Giuseppe Ettore, segretario regionale Aogoi –. La data non è stata scelta a caso, proprio in questa delicata fase elettorale vogliamo alzare ancora di più l'attenzione dei gruppi politici sul grosso problema che interessa la sanità e sulla forte carenza delle strutture».
Il ministro di questo governo che non c'è più- come il Papa e il presidente della Repubblica- prova a rintuzzare ricordando come il governo tecnico abbia provato da affrontare i temi in questione. «Fino all'ultimo abbiamo tentato una mediazione». «Per la prima volta il governo ha affrontato il problema delle assicurazioni e del contenzioso medico legale, con norme contenute nel decreto sanità e sviluppo, che tra l'altro, esime il medico dal rispondere in sede penale per colpa lieve qualora siano state seguite linee guida e buone pratiche.


Parte della norma, al capitolo assicurazioni, ha bisogno ancora del solito, inarrivabile decreto attuativo.

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