Politica

Lo scontro interno lacera il Pd: nemici del governo in agguato

Il paradosso: verdetto atteso con più ansia che nel Pdl. Zanda avverte gli alleati: "No a reazioni eversive". E i renziani non vedono l'ora di staccare la spina a Letta

Da sinistra, il leader di Sel strattona il Pd. Altro che sentenza Mediaset, «dovevano uscire già ieri dalla maggioranza: mi pare paradossale che sia il Pd a tenere in vita oltre ogni limite l'infausta stagione berlusconiana», dice Nichi Vendola.
Nel partito del premier Letta si attende la pronuncia della Cassazione sul Cavaliere con quasi maggior ansia che in casa Pdl. Ma son pochi quelli che pensano che un verdetto di condanna possa davvero avere ripercussioni catastrofiche sul governo.

Certo, i mal di pancia che già esistono sulle larghe intese si moltiplicherebbero per mille, i nemici delle larghe intese, da Civati alla Puppato, tornerebbero a chiederne la fine. E le tensioni tra i due partiti alleati sono destinate a crescere, tanto più se si tratterà di votare la decadenza da parlamentare di Berlusconi. «Se la Cassazione confermasse la condanna e l'interdizione dai pubblici uffici, il Parlamento si troverebbe semplicemente di fronte a una presa d'atto della sua decadenza da senatore. Il Pd non potrebbe che votare favorevolmente», cerca di sminuire Vannino Chiti. Ma il partito governativo resta molto forte, e convinto di poter restare a galla. E anzi, in molti pensano che proprio un'uscita di scena del Berlusconi «interdetto», e quindi non ricandidabile, potrebbe addirittura riconciliare il popolo di centrosinistra con il governo delle larghe intese, senza più Caimano. Con quel voto «obbligato» sulla decadenza del Cavaliere, «il Pd punta a cancellare davanti alla sua opinione pubblica il peccato originale di aver fatto un'alleanza con la destra berlusconiana», come spiega un dirigente parlamentare. Per poi andare avanti col governo Letta. Anche perché, per gran parte dello stato maggiore Pd, l'esecutivo resta l'unico baluardo difensivo per ostacolare e rallentare la corsa di Matteo Renzi, e la conseguente fine del loro potere, e dunque va mandato avanti nonostante tutto e più a lungo possibile. Il capogruppo al Senato Luigi Zanda fa la faccia feroce con il Pdl, avvertendo che non saranno tollerati da parte sua «reazioni eversive» rispetto ad un'eventuale condanna: se ci fossero, «non potremmo che prender atto del venir meno di elementi di principio costitutivi dello stare assieme». Ma in realtà spiega anche che, per quanto riguarda il Pd, l'esecutivo non si tocca: «Le ragioni che hanno portato alla nascita di un governo di necessità non sono venute meno. Anzi».

In casa renziana il messaggio è diverso: «Il problema vero è che i militanti del Pd non reggono già l'alleanza con Berlusconi, indipendentemente da un'eventuale condanna», spiega il deputato David Ermini, vicinissimo al sindaco, intervistato da huffingtonpost.it. «Alle feste del Pd ci chiedono in continuazione che ci stiamo a fare con Berlusconi al governo e noi dobbiamo spiegare che abbiamo dovuto dar vita a questo governo per la crisi economica.

Perciò il governo faccia presto delle scelte e poi si torni al voto».

Commenti