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Scuola, i precari contro Renzi E oggi arriva la condanna Ue

In Calabria i supplenti contestano il premier. Intanto la Pubblica amministrazione rischia di dover assumere 300mila dipendenti a tempo

Scuola, i precari contro Renzi E oggi arriva la condanna Ue

Sui precari il governo rischia grosso. È in arrivo una condanna da parte dell'Europa che costringerebbe la Pubblica amministrazione ad assumere subito oltre 140.000 docenti ai quali poi potrebbero aggiungersi almeno altri 150.000 insegnanti abilitati ma per il momento fuori dalle graduatorie ad esaurimento. E ieri il premier Matteo Renzi ha avuto giusto un assaggino di quella che potrebbe diventare una protesta sociale ingovernabile. Durante la sua visita in una scuola di Scalea (Cosenza) ha trovato ad attenderlo un gruppo di lavoratori precari della scuola, gli addetti alle pulizie ma anche docenti e famiglie che rivendicavano un futuro per i loro figli. A loro Renzi ha promesso di trovare soluzioni in tempi brevi ma in realtà il premier potrebbe essere messo con le spalle al muro ancora una volta dall'Europa.

Oggi la Corte di giustizia europea affronterà la questione dell'abuso dei contratti a tempo determinato da parte della Pubblica amministrazione in particolare nella scuola. I giudici dovrebbero esprimere subito in una relazione quale sarà il loro orientamento già ribadito in precedenti sentenze. Il limite massimo per questo tipo di contratti infatti secondo una direttiva Ue è di tre anni, poi lo Stato è tenuto all'assunzione in via definitiva. È proprio nel comparto della scuola che nel corso degli anni si sono create situazioni paradossali, con la media del periodo di precariato salita anche oltre i 10 anni. Lo Stato italiano, già richiamato dalla Ue, aveva introdotto una deroga proprio per non incorrere in sanzioni ma la Commissione europea ha già respinto le ragioni addotte dall'Italia. L'Anief, l'associazione che ha gia presentato diversi ricorsi ai giudici di Lussemburgo, ha avviato questa battaglia nel 2010 perché nel 2001 lo Stato italiano aveva recepito la direttiva comunitaria sui contratti a termine ma non la applicò mai per i lavoratori della scuola. «Negli ultimi 15 anni lo Stato italiano ha così utilizzato più di 300.000 precari per coprire incarichi anche su posti vacanti e disponibili - attacca il presidente Anief, Marcello Pacifico - Precari che avrebbero dovuto essere assegnati in ruolo dopo 36 mesi di servizio».

Ma alimentare i contratti a termine ha contribuito ad un risparmio per le casse dello Stato? Assolutamente no, dice Pacifico. La spesa per le supplenze nella scuola, certificata dalla Ragioneria dello Stato, è cresciuta del 68% in cinque anni per coprire i posti vacanti a causa del mancato turn over e dei tagli. La spesa per il tempo determinato nella scuola italiana è passata dai 512,69 milioni di euro del 2007 agli 861,10 del 2012. Alle decisioni dell'Europa si affiancano le tante sentenze sull'abuso dei contratti a termine già emesse da giudici italiani che hanno condannato lo Stato italiano a risarcire i precari, ad esempio per il pagamento delle ferie mai percepito.

Se i giudici di Lussemburgo confermeranno l'orientamento espresso finora la sentenza potrebbe avere un effetto domino devastante per le casse dello Stato. «Se i giudici di Lussemburgo daranno un giudizio favorevole alle istanze presentate dall'Anief censurando la norma italiana - conclude Pacifico - indurranno tutti i giudici del lavoro italiani chiamati ad esprimersi su casi analoghi ad adeguarsi ordinando la stabilizzazione dei precari che presentano ricorso. Oltre a condannare il ministero dell'Istruzione a pagare le spese legali». Un bel salasso evitabile con una soluzione politica che pure il ministro dell'Istruzione, Stefania Giannini, si è impegnata a trovare «affrontando strutturalmente il problema del precariato».

Né la Giannini né Renzi però hanno spiegato come intendono affrontarlo.

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