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Se l'imputato è Berlusconi la prescrizione è una condanna

La giustizia non è uguale per tutti. La Cassazione plaude ai giudici d'appello di Milano che, nel calcolare la gravità della pena, hanno tenuto conto dei casi di prescrizione. Eppure fino a quel momento il Cav era incensurato

Se l'imputato è Berlusconi la prescrizione è una condanna

Due anni di interdizione dai pubblici uffici sono una pena accessoria "correttamente adeguata" per Silvio Berlusconi, come conseguenza della condanna per frode fiscale nel processo per i diritti tv. Così scrivono oggi i giudice della Cassazione, motivando la sentenza che il 14 marzo scorso ha reso definitiva l'interdizione del Cavaliere da ogni carica pubblica, Parlamento compreso. Secondo la Cassazione, hanno fatto bene i giudici d'appello di Milano, nel calcolare la gravità della pena, a tenere conto dei precedenti penali dell'imputato: che in effetti era fino a quel momento incensurato, ma in alcuni casi era stato prosciolto per prescrizione. Ma anche quelle vicende - concluse senza condanna né assoluzione - secondo la Suprema Corte contribuiscono a tracciare il profilo di un imputato che non merita troppa indulgenza: la Corte infatti "ha preso in esame, oltre che la gravità del fatto riferita alle condotte non estinte per prescrizione, anche la personalità dell’imputato da valutarsi globalmente tenendo conto dei precedenti penali e giudiziari nell'ambito dei quali rientravano le condotte per fatti ormai estinti per prescrizione".

La Cassazione ha così confermato quanto deciso in marzo dalla Corte d'appello milanese presieduta dal giudice Arturo Soprano, incaricata di un nuovo, breve processo solo per ricalcolare la durata dell'interdizione: i giudici del processo principale avevano inflitto a Berlusconi cinque anni di pena accessoria, senza accorgersi che la legge per i reati fiscali fissa il tetto a tre. Nuovo processo lampo, e richiesta della Procura generale di due anni, fatta propria dai giudici d'appello e ora dalla Cassazione.

L'interdizione dai pubblici uffici si aggiunge, e in qualche modo ne costituisce un doppione, della decadenza dal Senato che era stata già applicata a Berlusconi in base alla legge Severino. Se quest'ultima sanzione decadesse su decisione della Corte di giustizia europea, cui i legali dell'ex premier hanno chiesto di dichiarare non retroattiva la "Severino", in teoria dal marzo 2016 Berlusconi potrebbe tornare candidabile.

La decisione della Cassazione arriva mentre ancora si attende l'ordinanza del tribunale di sorveglianza di Milano chiamato a decidere, proprio in relazione al processo per i diritti tv, sulla richiesta di affidamento ai servizi sociali avanzata da Berlusconi. Nel corso dell'udienza di giovedì scorso la Procura generale ha espresso parere favorevole, precisando che l'affidamento potrebbe essere revocato se il Cavaliere tornasse ad insultare i giudici.

L'ordinanza potrebbe essere depositata già nelle giornate di domani o di mercoledì.

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