Caso Sallusti

Se Reporter senza frontiere ignora l'arresto del direttore

L'organizzazione che difende la "libertà d'informazione" non risponde nemmeno alla richiesta di inserirlo tra i giornalisti detenuti: dimenticanza o solito snobismo?

Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti esce dalla redazione del Giornale scortato dalla polizia
Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti esce dalla redazione del Giornale scortato dalla polizia

Domenica scorsa Giuseppe Marino, un capo redattore di questo giornale, inviò una e-mail alla sede italiana di Reporters without borders o Reporter sans frontiéres, come è meglio conosciuta alla nostra società civile. «Gentili colleghi - scriveva - visitando il sito di Reporter senza frontiere ho notato che non c'è cenno dell'arresto di Alessandro Sallusti, il mio direttore, in conseguenza di una causa per diffamazione. Non vedo tra l'altro comparire l'Italia nell'elenco dei Paesi che hanno giornalisti detenuti. Immagino che dipenda dal fatto che è avvenuto durante il weekend e confido che non vorrete mancare di far sentire il vostro sostegno a questa causa. Nel link allegato il video del momento dell'arresto che la Digos di Milano ha eseguito sabato mattina durante la riunione di redazione, all'interno del Giornale, tra lo sconcerto dei colleghi».
La più attiva brigata in difesa globale della libertà di informazione («fondamento di tutta la democrazia», come si legge nella loro Carta) e che ha per missione la «vigilanza permanente» sugli attentati alla libertà di stampa, la denuncia degli eventuali attentati e il sostegno «morale e finanziario» ai giornalisti perseguitati, a quella mail s'è ben guardata di rispondere. Nemmeno per dar conto della «presa conoscenza». D'altronde, se sul sito del sodalizio si dà un'occhiata al puntiglioso elenco stilato e tenuto periodicamente aggiornato dei giornalisti privati della propria libertà, l'Italia non compare. Fra i 156 giornalisti agli arresti tra l'Iran e l'India, tra Cuba e la Siria, manca il nome di Alessandro Sallusti. Manca, in assenza di quella segnalazione, la consueta tenorile denuncia di una plateale violazione, nel Belpaese, del diritto alla libertà di informazione - la quale comprende anche la direzione di un quotidiano - che come ci insegnano i mastini di Reporters sans frontiéres, meglio ripeterlo, è, per favore, «fondamento di tutta la democrazia».
Niente di sorprendente: l'indifferenza dei suddetti mastini era pressoché scontata. Essendo l'impegno del sodalizio fortemente influenzato dal gauchisme snobistico ed emiplegico così attivo in Francia - culla di Reporters sans frontiéres - non ci poteva spettare qualcosa di diverso.
Sallustì con l'accento sulla «i» è un laquais, lacchè di Berlusconì con l'accento sulla «i» e pertanto non merita d'esser preso in conto. Resta però il fatto, questo sì sorprendente, che siano proprio i pretoriani del diritto alla informazione, alla libertà di stampa (anche telematica, come è precisato nel sito), fondamento eccetera eccetera a imporsi la censura. Il bavaglio. La mordacchia. Reporters sans frontiéres, va da sé.

Ma anche «avec beaucoup de culot», che poi sarebbe la faccia di bronzo.

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