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Miroslawa: "Senza giustizia non sarò mai libera"

La "mantide" del delitto Mazza ha finito di scontare la pena, ma chiederà la revisione del processo

Miroslawa: "Senza giustizia non sarò mai libera"

Bella, vertiginosa, intraprendente. Katharina Miroslawa a 20 anni danzava, facendo perdere i sensi all'Emilia degli Anni 80 che beveva bollicine e sognava Hollywood. Allo Shilling di Modena, nei privée di Parma tutti conoscevano i «numeri» di questa ragazza dell'est. In affari in amore e nella vita, prima si esibiva col marito Witold poi cominciò a ballare da sola. In ogni senso. Oggi, a 51 anni, le paillettes del decolletè son finite sulle borse che la donna ha imparato a cucire in carcere, scontando una condanna a 21 anni per concorso morale nell'omicidio dell'imprenditore Carlo Mazza, bon vivant parmigiano ucciso una notte di neve del febbraio 1986. Lui era diventato il suo amante e le aveva intestato una polizza da oltre un miliardo. Lei, che di assassino aveva solo le curve, divenne l'indiziata numero uno ma per quella notte aveva un alibi di ferro. Non così Witold, capace di noleggiare un'auto, insieme al fratello di lei e guidare per mezza Europa per far fuori il rivale in amore e mettere le mani sul succulento premio della assicurazione, in accordo con Katharina. Teorema diabolico ma senza prove: tutti prosciolti finché Miroslawa vuole passare all'incasso. L'assicurazione fa un'offerta, lei insiste per la cifra intera. Le indagini si riaprono: è l'inizio della fine. Miroslwa fugge. Marito e fratello finiscono al fresco. Dopo sette anni di latitanza Katharina viene rintracciata a Vienna ed entra in carcere a Venezia. Dallo scorso anno, grazie ad indulto e sconto di pena, è affidata ai sevizi sociali. Domani sarà libera di lasciare il piccolo appartamento dove sta incartando le ultime cose. A 24 ore dalla libertà Katharina ha ancora la sua verità da gridare.

Che farà da donna libera?
«Voglio abbracciare chi mi sta aspettando. Prima tappa Vienna dai miei genitori. Ma senza verità non c'è libertà. Per questo voglio chiedere la revisione del processo».

Più che una battaglia la sua è una «missione»?
«Sarebbe vigliacco sparire. Ho subito una condanna assurda. Pensi che bel paradosso: la ballerina dell'est condannata per concorso morale che ora vuol fare la morale alla giustizia italiana».

C'è materia per un libro, che lei sta puntualmente scrivendo…
«Scritto a mano in carcere. Non è una biografia ma la storia dell'incontro con Witold. Lui diventò un assassino, io finii in carcere. Il processo è solo una parte del libro. Poteva andare tutto diversamente».

Certamente anche per Carlo Mazza…
«Fu una storia importante. A volte lo penso e dico “Carlo, Dio bon, se non ti fossi incaponito con me!”. Lei crede che in quegli anni avrei “cuccato” solo lui? Solo dopo compresi quanto fosse geloso Witold».

Il caso fu riaperto quando lei passò all'incasso: fu a dir poco incauta?
«Oggi accetterei qualunque offerta: allora avevo 24 anni e fui mal consigliata».

Che cos'altro non rifarebbe?
«Confermare l'alibi di Witold fu un errore, ma non potevo negare un favore al padre di mio figlio».

Il giorno più duro in cella?
«Quando sentii in tv Witold scagionare me e Zibì. Sapevo che non gli avrebbero creduto».

Tornerà in Italia?
«A Venezia tornerò per il lancio del film in costume di Serena Nono: ho fatto la comparsa!».
A Venezia le sue borse vanno a ruba. Continuerà a fare la sarta?
«Una turista di New York è tornata per comprarne altre. Il modello a fiori Valentino l' ha copiato da me!».

Lei è un'ottimista
«Ho sempre ceduto nella Provvidenza e non ho davvero nulla da perdere».

Oggi, forse più di ieri.

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