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Sfregio alla loggia Lanzi, la rabbia di Firenze

RavennaDelle angherie che subivano quando erano piccole e indifese orfane resta solo un pallido ricordo. Oggi a far male per le 130 orfanelle dell'Istituto Galletti Abbiosi sono le continue angherie che Comune, Curia e Regione hanno messo in campo per impedire loro di mettere le mani su un tesoretto troppo appetibile per poter essere ceduto a chi, senza padre né madre, lo rivendicava grazie a un lascito testamentario del 1864. Il conte Galletti Abbiosi in quell'anno aveva stabilito che, nel caso i soggetti amministratori avessero deciso di chiudere l'istituto da lui fondato, avrebbero dovuto dare alle orfane viventi la sua eredità. Un patrimonio ingente di case e terreni per assicurare così alle orfnanelle una rendita di mantenimento affinché potessero formarsi come «buone e brave madri di famiglia». Solo che nessuno dal 1974, anno in cui è stato chiuso il brefotrofio, ha pensato di rendere giustizia alle signorine, oggi ormai anziane. Queste avevano reclamato, ma nella Fondazione Galletti Abbiosi, nel cui cda siedono Curia, Comune, Fondazione Cassa di risparmio di Ravenna e altre corporazioni, hanno sempre trovato un muro di gomma. Negli anni è stato dilapidato un patrimonio di oltre 2 milioni di euro per operazioni che nulla avevano a che fare con il lascito del conte. Così le orfane hanno deciso di andare in tribunale nel 2009. Troppo tardi, ha detto il giudice che ha però dato ragione a loro riconoscendo che le violazioni degli enti gestori ci sono state: ma avrebbero dovuto citarle in giudizio entro il 2001. In aggiunta ha accollato loro spese processuali per 80mila euro. Il sindaco di Ravenna si è reso disponibile lo scorso anno a pagare, a patto che le donne non si costituissero in appello. Ma loro hanno risposto picche e due giorni fa hanno presentato il ricorso. Decise ad andare fino in fondo. Solo che delle 130 originarie, soltanto una trentina si è fatta carico della nuova battaglia legale perché molte di loro vivono in miseria. La storia del Galletti Abbiosi è un buco nero che ogni tanto riaffiora e divide, interroga, ma soprattutto indigna una cittadina tranquilla, nella quale però da decenni si compie un'ingiustizia. Quando nel 1974 l'istituto venne chiuso per adeguare la nuova struttura ormai fatiscente, le orfane dovettero sparpagliarsi, chi come domestica, chi alla ricerca di un matrimonio che le facesse uscire dall'indigenza. Qualcuna ce l'ha fatta. Tante no. Eppure il conte aveva stabilito che le orfanelle avrebbero dovuto ricevere una rendita mensile che nemmeno negli anni in cui l'orfanotrofio era aperto hanno ricevuto. A complicare le cose la legge regionale del 1994 con la quale l'istituto veniva accorpato ad altri, rendendo praticamente inestricabile il groviglio di interessi in campo e congelando le pretese o i diritti delle donne come richiesto dal consiglio comunale di allora dove siedeva un giovane Vasco Errani. Una legge che porta la firma dell'allora governatore emiliano Pierluigi Bersani e che vìola quanto stabilito dal conte. Ma c'è di più: la curia nel 2000 grazie ad un finanziamento per il Giubileo di 6 miliardi di lire restaurò l'istituto e lo trasformò in un ostello extralusso. Del vecchio Galletti Abbiosi non rimane più nulla. Tranne il diritto delle orfane a vedersi risarcito quanto il Conte aveva stabilito per loro. Nessuno in città ha voluto difenderle, troppi gli interessi da toccare. Così si sono rivolte fuori provincia dove l'avvocato riminese Chiara Boschetti ha raccolto il grido d'allarme. E oggi è convinta di far valere in appello le loro ragioni anche perché «già dall'82 queste avevano reclamato i loro diritti» e già prima del 2001 erano state tante le violazioni al lascito.

Puntualmente denunciate, ma sempre messe in un cassetto.

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