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Sgozzata a 90 anni dalla badante pazza

L'omicida ricoverata in psichiatria: "Dentro di me ci sono una persona buona e una cattiva"

Sgozzata a 90 anni dalla badante pazza

Omicidio dell'Epifania. Ai carabinieri ha raccontato di essersi assentata per due ore. Dalle 15 alle 17, giusto il tempo per allontanare ogni sospetto. Peccato che Natia Tatarashvili, badante georgiana di 24 anni, proprio quando i militari si sono precipitati in via Oste 86, a Montemurlo, Prato, l'abbiano trovata in pantofole. Segno che, probabilmente, non era nemmeno uscita di casa. Alla fine ha confessato: era stata lei a uccidere Cleofe Nizzi. «Mi rimproverava abbiamo litigato», ha ammesso. «Dentro me ci sono due Natia, una buona e l'altra cattiva», ha ripetuto la giovane come una litania al pm Antonio Sangermano.

Un crimine maturato a pochi passi dai parenti della vittimaa, proprietaria di un bar sotto casa. Movente? I continui rimbrotti della vecchietta: «Stai sempre a scrivere al computer - le diceva -, mangi troppo e non lavori abbastanza». Domenica pomeriggio, dopo poche settimane di lavoro in casa Nizzi, la 24enne dopo l'ennesimo rimprovero perde la testa, afferra un coltellaccio e si scaraventa contro la vecchia. Cleofe prova a parare i colpi sferrati alla gola con ferocia inaudita, stando ai segni riscontrati dal medico legale sulle braccia e sulle mani. Inutilmente. Dopo il delitto il tentativo, maldestro, di inscenare una rapina finita nel sangue. Cucire nel cappotto gioielli dell'una e dell'altra per simulare la razzia non è stata certo un'idea geniale. «Porte e finestre non mostravano alcun segno d'effrazione» chiariscono i carabinieri del paesino toscano. Il figlio della vittima, che lavora nel bar al piano terra della palazzina, quando piomba sulla scena del delitto trova la donna in evidente stato confusionale. Natia continuava a spostare il coltello da cucina con il quale la 90enne è stata quasi decapitata e a toccare in maniera compulsiva il cadavere. «Evidente tentativo di confondere le tracce, di simulare una realtà diversa», spiega il procuratore Piero Tony.

Natia, da 5 anni in Italia, aveva cominciato il nuovo lavoro prima di Natale dopo una brutta avventura. In preda a una crisi depressiva, difatti, la georgiana si era lanciata nel fiume Bisenzio a Prato. Soccorsa da alcuni agenti di polizia viene trasportata al pronto soccorso e ricoverata in osservazione. Una compaesana, ascoltata dai poliziotti, mette a verbale la possibile ragione del gesto: sconforto dovuto al fatto che, per il lavoro svolto, trascorreva molto tempo con persone anziane e malate. Ma, stando a voci di paese, quello non sarebbe stato l'unico tentativo di suicidio. Una personalità complessa, a tratti schizofrenica per gli inquirenti che da ieri hanno disposto sia lo stato di fermo che il ricovero per accertamenti nella struttura psichiatrica protetta delle Oblate di Firenze, piantonata dai carabinieri per il timore di gesti autolesionistici.

Nel primo interrogatorio di domenica la ragazza aveva riferito di essere stata da un'amica tra le 15 e le 17, e di aver scoperto il cadavere al suo rientro. Esattamente nell'intervallo di tempo presunto della morte secondo il medico legale.

La cassaforte intatta, i cassetti del comò a posto e disordine in camera da letto: l'alibi di Natia fa acqua da tutte le parti tanto da considerarla, sin dalle prime battute, il sospetto numero uno.

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