Politica

Siamo i più tartassati del mondo ma per i tecnici non è abbastanza

di Francesco Forte

Secondo Eurostat, l'Italia ha un debito pubblico del 126% del Pil: il livello più alto dal dopoguerra ad oggi. Nel frattempo, come ha ieri certificato l'Ocse, la nostra pressione fiscale è salita al 45% del Pil, a causa delle nuove tassazioni che il governo Monti ha adottato, in particolare colpendo il settore immobiliare. Ciò ha provocato una caduta del Pil attorno al 2,4%, poiché non è stata presa alcuna misura di rilancio nel settore edile e delle opere pubbliche per controbilanciare gli effetti deflazionistici della nuova tassazione.
Ma se credete che possa bastare, vi sbagliate: nonostante la pressione fiscale senza paragoni (la media Ocse è 34%) stia effettivamente affossando il Pil, senza produrre effetti sul debito, è di ieri l'ultimo capolavoro: in Parlamento viene votato un emendamento che finanzia centinaia di migliaia di «esodati» e, invece di ricorrere a qualche taglio di spesa, si stabilisce che la copertura avverrà con un tributo aggiuntivo sui «ricchi», considerando come tali i contribuenti che hanno più di 150mila euro lordi di reddito annuo (i quali, nel caso di possesso di immobili, già pagano una aliquota fiscale marginale del 60%). Insomma, il colmo: i ceti medi colpevoli di possedere quale bene tassabile dovranno finanziare gli esodati, a causa di una riforma delle pensioni fatta troppo in fretta da un governo tecnico che questi esodati ha dunque prima creato, poi messo sulle spalle dei contribuenti. E la spending review che doveva dare 10 miliardi di risparmi di spesa? Non era questo il governo della Bocconi, i cui economisti sostengono che bisogna tagliare le spese, non aumentare le imposte, se si vuole evitare una rilevante depressione?
La sinistra che si prepara a governare l'Italia in realtà detta l'agenda al governo Monti. E quando non riesce a farlo in sede di elaborazione dei testi governativi, lo fa dopo, in Parlamento. E il ceto borghese, i risparmiatori oberati di imposte, pagano il conto. Il premier Monti ha appena dichiarato che se vincesse, in Italia, la sinistra (ossia il duo Bersani-Vendola) non ci sarebbe di che preoccuparsi, perché i nostri conti sono in sicurezza con la sorveglianza europea. Se il mezzogiorno si vede dal mattino, l'unica cosa che si scorge sono nuove tasse per finanziare politiche di assistenzialismo.
Il governo, per dimostrare che stiamo centrando gli obiettivi, che Berlusconi non sarebbe stato in grado di raggiungere, non fa più riferimento ai dati del bilancio effettivi. Considera, invece, il bilancio corretto per gli effetti negativi del ciclo economico. Si potrebbe osservare che la stessa cosa avrebbe potuto fare Berlusconi, che per altro non aveva intenzione di aumentare la pressione fiscale nella misura attuata da Monti e, certo, non avrebbe tassato pesantemente gli immobili per reperire il maggior gettito. Ma se Berlusconi avesse detto di centrare gli obbiettivi di bilancio perché lo depurava dagli effetti negativi del ciclo (si pensava a una riduzione del Pil fra lo 0,5 e lo 1% in conseguenza delle due manovre correttive attuate) si sarebbe detto che si trattava di finanza creativa.
La soluzione di calcolare il bilancio al netto della riduzione di gettiti fiscali derivante dal ciclo economico momentaneamente sfavorevole è accettabile; ma poiché ciò che conta sul mercato finanziario non è il deficit corretto per il ciclo, ma quello reale, che comporta emissione di nuovo debito pubblico, si sarebbe dovuta fare una cessione di beni pubblici o stipulare l'accordo con la Svizzera sulla tassazione dei capitali ivi imboscati, sull'esempio di Germania e Regno Unito. Esso ci avrebbe dato (e ci potrebbe dare) almeno 25 miliardi una tantum e 3, poi, ogni anno. In questo modo avremmo recuperato al bilancio 1,7 punti di Pil. Questo era nel programma presentato da Berlusconi al presidente della Repubblica. Si è voluta seguire un'altra via. Ora ne vediamo le conseguenze.
Si potrebbe affermare che, comunque, il governo Monti ha attuato una coraggiosa riforma delle pensioni, che Berlusconi non era in grado di effettuare a causa del veto della Lega Nord (misteri della politica: la Lega che rifiuta il taglio delle spese). Ma ecco ora gli esodati, portato di quella coraggiosa riforma, vengono messi sulle spalle dei soliti noti.

Annullando in questo modo anche l'unica riforma condivisibile di questo governo di tecnici.

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