Economia

Il Signore della Cariplo spara su Mediobanca

Uno studio di Mediobanca consiglia agli enti di uscire da cda e capitale. Guzzetti s'infuria e allude al complotto

Che botte! E che pugili. Da una parte Mediobanca e dall'altra Giuseppe Guzzetti, presidente dell'Acri e della più potente Fondazione italiana, la Cariplo. Tutto nasce da un rapporto stilato da Antonio Guglielmi, uno dei migliori analisti in circolazione sul settore bancario e in forza a Londra per Mediobanca. Chi conosce i suoi report sa che non fa sconti a nessuno. Un paio di anni fa, fece una ricerca dicendo (semplifichiamo) che le banche tedesche erano nei guai. Fece arrabbiare mezzo mondo, ma aveva ragione da vendere.

Due giorni fa se n'è uscito con una trentina di pagine sulle Fondazioni italiane: esse sono troppo impelagate nelle banche, i loro patrimoni e le loro erogazioni sociali si assottigliano. Le fondazioni dovrebbero cambiare la loro governance, per esempio uscire dai cda delle banche (ahi ahi ahi Guglielmi, ma sei pazzo?) e magari cedere la loro presa in banca (con strumenti sofisticati che in questa zuppa non val la pena cucinare). In realtà una sola Fondazione in Italia l'ha fatto, come abbiamo già scritto, quella romana guidata da Emmanuele Emanuele e che per questo gode di ottima salute. Il resto delle Fondazioni si è guardato bene dal mollare il potere in banca. Il suo campione è decisamente Giuseppe Guzzetti, dominus della prima banca italiana insieme con Giovanni Bazoli, presidente di Intesa San Paolo. È perfettamente comprensibile che Guzzetti non voglia perdere palla.

Non siamo qua a stabilire la qualità del giocatore: anche se qualcuno degli azionisti di Intesa un giorno ci dovrà pur spiegare con quale logica hanno prima scelto, poi appoggiato, poi licenziato e poi assunto pro tempore, il consigliere delegato più veloce del west. E cioè Enrico Cucchiani. Ma questo è un altro discorso. Ritorniamo al nostro Guglielmi, a Mediobanca e a Guzzetti. Il presidente della Cariplo coglie un occasione pubblica a Milano per sparare ad alzo zero: si tratta «di un'indagine superficiale... approssimativa... scarsa conoscenza del sistema delle Fondazioni». E infine la stoccata micidiale: «Ogni studio può essere utile, ma poggia la propria autorevolezza sulla terzietà di chi lo promuove. Il rapporto è di Mediobanca Securities: sono proprio terzi?», si chiede retoricamente Guzzetti. Urca che gancio.

Litigare nei salotti buoni è normale, ma farlo sapere in giro un po' meno. Quali sarebbero i poteri terzi che influenzano Mediobanca contro le Fondazioni? In attesa di una precisazione pubblica da parte del presidente dell'Acri, nonché presidente della Cariplo, nonché dominus di Intesa, ci dobbiamo arrangiare. Il primo azionista di Mediobanca è Unicredit. Allora uno potrebbe pensare che si tratta di una ripicchetta tra i due big del credito italiano? Naaaaa. E poi gli azionisti più influenti di Unicredit sono proprio le Fondazioni bancarie. E il vicepresidente della Banca di piazza Cordusio è Fabrizio Palenzona, un uomo che qualche rapporto con le Fondazioni lo ha avuto. E lo sa Guzzetti chi ha fatto la lista di minoranza all'assemblea di Mediobanca? Le Fondazioni, che così esprimono un loro rappresentante in consiglio. Insomma, per farla breve, tra azionisti diretti e indiretti, Mediobanca ha una bella pattuglia di Fondazioni come soci. Dunque non si capisce cosa voglia dire quella «mancanza di terzietà» degli analisti di Piazzetta Cuccia. O meglio si capirebbe se avessero stilato un rapporto dicendo che le Fondazioni sono favolose. Al contrario gli analisti di Mediobanca, in fondo, criticano i loro stessi azionisti.

Insomma non veniamo a capo del giallo. Guzzetti si offende per un report di Mediobanca. E questo ci sta. Ma va un po' oltre: dice che gli analisti non sono stati terzi. Insomma che hanno i loro buoni interessi da coltivare. Ma non si capisce quali siano, o meglio quelli evidenti dovrebbero essere coincidenti con quelli di Guzzetti. Il presidente dell'Acri poi, almeno formalmente, dovrebbe far finta di credere alla regola d'oro della finanza e cioè che tra gli analisti e la proprietà di una banca ci dovrebbero essere dei muri cinesi. Che fa Guzzetti: insinua che in Mediobanca tale divisone non ci sia? Sarebbe gravissimo. Sarebbe come supporre, ad esempio che gli analisti di Banca Imi (controllata da Intesa) scrivano rapporti negativi sul titolo Mediobanca, perché Guzzetti ce l'ha con piazzetta Cuccia. Eddai. Queste cose neanche si pensano.

Ps. Per entrare nel merito poi delle cose converrebbe ricordare quando Guzzetti, come leader delle Fondazioni italiane, affermava che il caso Mps fosse «un caso isolato». Lì, come sappiamo, l'incastro tra Fondazione, debiti, politica e territorialità ha creato un pasticcio gigantesco. Poi però non si rivelò del tutto isolato. Dopo arrivarono Carige, Tercas, Banche Marche e Cassa risparmio di Ferrara.

Tutte banche incasinatissime, alcune fallite, e tutte controllate da Fondazioni. Che Guglielmi abbia ragione?

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