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Silvio: "Corro per vincere" E attende le mosse di Monti

Berlusconi esce allo scoperto. E sul premier confida: chissà che non voglia candidarsi sostenuto dal Colle

Silvio: "Corro per vincere" E attende le mosse di Monti

L'equivoco è finalmente risolto. Dopo settimane in cui i retroscena raccontano un Berlusconi pronto a tornare in prima linea – resoconti giornalistici puntualmente e duramente smentiti da chi nel Pdl tifa invece per un Cavaliere a riposo, magari in Kenya – è il diretto interessato a chiudere definitivamente la querelle. Stavolta senza esitazioni e davanti alle telecamere che lo attendono a Milanello: «Ritorno per senso di responsabilità». Con un corollario: «Non sono mai entrato in gara per ottenere un buon posizionamento, sono sempre entrato in gara per vincere».
E la corsa a Palazzo Chigi è ormai ufficialmente iniziata visto che nel giorno in cui torna Berlusconi è Monti ad andare via. A tarda sera, infatti, il Professore fa sapere a Napolitano di essere pronto a rassegnare le dimissioni da presidente del Consiglio. Lo dice con la benedizione del Colle, visto che piuttosto inusualmente è una nota ufficiale del Quirinale a spiegare la posizione di Monti: l'intervento di Alfano alla Camera è stato nei fatti un «giudizio di categorica sfiducia» che lo porta a «rassegnare le dimissioni». Pur senza un voto contrario, insomma, Monti è pronto a fare le valigie pur di non rischiare di andare alle Camere e magari sporcare la sua verginità e precludersi fra qualche mese o il Monti bis o l'ancora più appetibile Quirinale.
Berlusconi pare sia stato preso un pizzico in contropiede dallo strappo del Professore. Perché se è vero che le dimissioni di Monti possono essere il primo risultato ottenuto dal Cavaliere (così la Santanché a In onda su La7) con buona soddisfazione dell'80% dell'elettorato di centrodestra (che il Professore lo detesta), c'è anche da capire le ragioni di un simile gesto. Il timore di Berlusconi, infatti, è che l'accelerazione di ieri sera nasconda la volontà di Monti di scendere in campo e candidarsi. Benedetto da un Quirinale che non solo veicola con i suoi comunicati il Monti-pensiero ma ci mette pure il carico da novanta. «Da Napolitano doverosa comprensione per decisione Monti», recitava l'ultimo e notturno e un po' «complice» comunicato del Quirinale. Ma che i due siano sulla stessa lunghezza d'onda da tempo non è un segreto per nessuno.

La prima replica arriva da Alfano che si dice «pronto a stringere i tempi». Via, insomma, alla campagna elettorale. Con buona pace di chi nel partito non è d'accordo con Berlusconi e il suo ritorno in prima linea, di quanti continuano a rimbalzarsi telefonate incredule ipotizzando strappi. Alla fine – al netto di un possibile e non conflittuale addio di un consistente blocco degli ex An – quelli che davvero se ne andranno si conteranno sulle dita di due mani. Anche perché il Cavaliere sta perorando la causa dell'unità e dell'inclusione. «Frattini? Il nostro miglior ministro degli Esteri. Siamo legati da grande affetto e – spiega ai cronisti a Milanello – è felicissimo del mio ritorno». Berlusconi, insomma, è pronto ad accogliere le tante «pecorelle smarrite», quelli che in questi mesi non hanno lesinato bordate pure devastanti. Inutile agitare le acque adesso, i conti sono rimandati a quando si stileranno le liste elettorali. E lì è probabile che chi per mesi ha sostenuto che Berlusconi fosse «andato» dovrà in qualche modo pagare dazio.

Non per spirito di rivalsa – fa notare un deputato molto vicino all'ex premier - ma semplicemente perché in questi mesi s'è misurata la lealtà e la gratitudine di chi senza il Cavaliere non sarebbe mai arrivato dove è adesso.

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